Giovedì 25 Aprile 2024

Una formula che soddisfa (quasi) tutti

Sergio Mattarella e Mario Draghi hanno applicato alla lettera l’articolo 92 della Costituzione: il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e – su proposta di questi – i ministri. Entrare nel suk delle trattative in una situazione di emergenza sarebbe stato devastante e in contraddizione con la figura stessa del presidente incaricato. Il primo ministro si è occupato prevalentemente della scelta dei tecnici, mentre Mattarella e i suoi consiglieri hanno drizzato le antenne sulle compatibilità tra partiti e sugli equilibri all’interno dei partiti. Si prenda il caso Zingaretti. Il segretario del Pd sarebbe entrato volentieri nel governo.

Ma la sua presenza avrebbe portato l’ingresso nel governo di Salvini. E questo per i democratici sarebbe stato un tributo troppo pesante. Niente leader, dunque. Se Luigi Di Maio è rimasto agli Esteri è perché il M5s non ha un leader. E se Roberto Speranza, che pure è segretario di Articolo 1, è rimasto alla Salute è per non cambiare timoniere a una nave che naviga da un anno in un mare in tempesta.

La formazione del governo appare assai equilibrata. Il Pd con la conferma di Guerini alla Difesa, di Franceschini alla Cultura e l’ingresso di Orlando al Lavoro ha visto soddisfatte tutte le componenti. Salvini è stato premiato con un ministero fondamentale come lo Sviluppo economico per Giorgetti e due ministeri richiesti espressamente: Disabilità per Erika Stefani e Turismo per un uomo pragmatico come Massimo Garavaglia. I 5 Stelle – ridimensionati per numero e peso con Patuanelli retrocesso all’Agricoltura e la Dadone alla Gioventù – sono stati ripagati con un grande tecnico come Cingolani alla Transizione ecologica e – a sorpresa – con un ambientalista prestigioso ma non ‘ideologico’ come Giovannini. È andata bene anche a Forza Italia. Brunetta torna a vendicarsi dopo dieci anni delle inefficienze burocratiche. Gelmini eredita da Boccia visibilità e grane delle Regioni e con Carfagna il Sud, che senza portafoglio rischia ancora di contare poco. Sacrificata Italia Viva, artefice della rivoluzione: soltanto Bonetti alla Famiglia.

Draghi, com’è ovvio, ha il totale controllo dell’Economia. C’è da sperare che Marta Cartabia, costituzionalista prestigiosa, sappia gestire la delicatissima riforma del processo civile. Vittorio Colao potrebbe essere uno straordinario ministro per l’Innovazione tecnologica. Non rimpiangeremo gli esclusi del governo precedente.