Mercoledì 24 Aprile 2024

Un lungo anno Ne usciremo indeboliti

Gabriele

Canè

Risultato: il campo larghisssimo del governo Draghi è diventato una babele che non può non preoccupare chi ha a cuore il buon governo e la correttezza del nostro Paese. Non è un caso che siano pressanti i richiami di Bruxelles al rispetto degli accordi presi per ottenere i danari del Pnrr. Che non sono "compitini", come li ha liquidati il leader della Lega, ma impegni sottoscritti per ottenere finanziamenti in cambio di riforme virtuose. Lo schiaffo di Draghi dell’altro giorno (un consiglio dei ministri di 8 (!) minuti), nasceva certo dal desiderio di richiamare i partiti dopo un dibattito parlamentare in cui erano affiorate sensibilità più vicine alla Duma che a Palazzo Chigi, ma anche per spiegare che a Bruxelles in molti cominciano a non amarci per i ritardi sui programmi concordati. Quanto alla guerra, è sconfortante notare che mentre nelle cancellerie si apprezza il piano presentato dal nostro premier, da noi si litiga sugli aiuti a Kiev, come se Mosca avesse fatto pace, e dunque all’Ucraina servissero fiori e non cannoni. Da cui gli ondeggiamenti di Berlusconi e le incursioni non gradite di Salvini in casa di Forza Italia. Chiedersi perché ciò accada, e cosa accadrà, è ovviamente legittimo. Si potrebbe dire che è normale: non tutti la pensano allo stesso modo. Siccome sono tutti, o quasi, al governo, chi dissente potrebbe accomodarsi. Il problema è che nessuno lo fa e lo farà. Ma un anno di governo a campo larghissimo e avvelenato, è lunghissimo. E l’unico risultato che si avrà prima delle elezioni, obiettivo evidente di queste fibrillazioni, rischia di essere quello di un Paese diviso e debole, salvato solo dal paracadute di Draghi. Sempre che non si tiri la corda al punto che non sia lui ad accomodarsi fuori dal campo da rugby. Per tornare a giocare a cricket nel suo cortile.