Mercoledì 24 Aprile 2024

Trump vuole ancora la Casa Bianca E fa litigare i big del suo partito

L’annuncio ‘importante’ di The Donald nonostante il ko alle elezioni di medio termine. Repubblicani nel panico

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di Cesare De Carlo

WASHINGTON

Please don’t run again, titolava ieri il Washington Post. L’appello era rivolto a Donald Trump da

Mark Thiessen, il solo columnist repubblicano del giornale filodemocratico. Ma come Cesare al Rubicone, già in mattinata il dado sembrava tratto. Per le 21 di martedì, alba su mercoledì in

Italia, era atteso da Mar a Lago, la villa sull’Atlantico in Florida, un annuncio ‘importante’. E cosa c’è di più importante per il 45 esimo presidente che rientrare in quella Casa Bianca dalla quale fu sloggiato nel gennaio di due anni fa?

ESTABLISHMENT

NEL PANICO

I repubblicanI sono nel panico. Come scrive in un editoriale il Wall Street Journal, se una rinnovata candidatura dovesse portare a una seconda nomination nel 2024 la presidenza rischia di rimanere ai democratici. Trump, 76 anni, è l’unico contro il quale il tremebondo Joe Biden, 80 anni portati male (ieri a Bali ha disertato il banchetto del G20), potrebbe rivincere.

Categorici i sondaggi. Trump è il grande perdente delle elezioni di medio termine. Tutti o quasi i candidati da lui sponsorizzati sono stati sconfitti. Ultima ieri Kari Lake, in Arizona. Ha perso seppur per un soffio contro la democratica Katie Hobbs. E non è una consolazione per il partito essere prossimo alla maggioranza alla Camera. La differenza di seggi si annuncia minima: appena 12 seggi, 205 per i democratici e 217 per i repubblicani. Entro domani probabilmente arriverà il seggio numero 218 e dunque la maggioranza assoluta, al termine di uno scrutinio interminabile.

PRESIDENTE ‘TOSSICO’

Ritardi a parte, le previsioni sono state ampiamente smentite. L’onda rossa non c’è stata. Rossa è la destra e non la sinistra in America. Causa principale: la ‘tossicità’ (Wall Street Journal) dell’ex presidente che il 6 gennaio 2020 in quattro ore bruciò i successi di quattro anni.

Questo il bilancio fatto ieri dal giornale: Trump presiedette a un’impetuosa crescita economica, al programma vaccinale anti Covid, agli accordi di Abraham in Medio Oriente. Ma non fece nulla per frenare l’assalto al Campidoglio da parte dei negazionisti. Si è giocato così il consenso degli indipendenti, cioè di coloro che oscillando da destra a sinistra e viceversa, fra due fronti equivalenti fanno la differenza. Inutile dire che alla costernazione della leadership

repubblicana corrisponde la schadenfreude (in tedesco per

gioia maligna) di quella democratica. E questo sia che Joe Biden si ripresenti sia che non si ripresenti.

Tutto dipende dalla sua salute, fisica e mentale, della cui

fragilità si è avuta la conferma negli strapazzi della trasferta

in Asia.

CENTO COLTELLATE

Il calcolo dei democratici è questo: molto probabilmente Trump non vincerà la nomination anche nel 2024. Ma è altrettanto probabile che cercherà di fare a pezzi i concorrenti e fra questi in primo luogo l’astro nascente Ron DeSantis. Chi crede di essere – urlava la notte del 6

novembre – è un ingrato, l’ho creato io, niente Casa Bianca. E minaccia ‘rivelazioni’. Per cui è ipotizzabile che si ripeta lo scenario del 2012, quando il nominato repubblicano Mitt Romney contese la presidenza a Barack Obama. Vinse quest’ultimo. Romney sanguinava dalle cento coltellate infertegli da Newt Gingrich, rivale sconfitto per la nomination.