Venerdì 26 Aprile 2024

Trovata impiccata a 12 anni nella sua camera L’ombra della sfida estrema su TikTok

La tragedia a Ivrea, il padre ha fatto la macabra scoperta: "Non aveva alcun motivo per uccidersi". S’indaga per istigazione al suicidio

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di Viviana Ponchia

Si è impiccata con la cintura dell’accappatoio a una mensola della sua camera. Aveva 12 anni e nessun conto in sospeso con la vita. È stato il papà a trovarla nell’appartamento di Borgofranco di Ivrea. Lo zio, al quale aveva raccontato poche ore prima i progetti per le scuole superiori, non ha dubbi: "Per me è colpa di Tik Tok, non aveva alcun motivo per uccidersi". È successo di nuovo. Come a Palermo, dove a gennaio è morta seguendo lo stesso copione una bambina di dieci anni. Come in una scuola di Lecce, dove una coetanea ha cercato di emularla strangolandosi in bagno ma è stata fermata in tempo. La procura di Ivrea ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio, anche se "per ora non emerge l’elemento della sfida". Infatti emerge sempre dopo, quando il cellulare comincia a raccontare. E quando eventualmente del caso dovrà anche occuparsi la procura dei minori di Torino, che ha già pronte le carte sul tavolo.

In questa circostanza, come nelle altre, il punto su cui fare chiarezza è sempre lo stesso: queste piccine, che un paio di generazioni fa giocavano con la Barbie, sembrano ipnotizzate dalle sfide mortali su Tik Tok, il network cinese considerato il nuovo Instagram. Musica, danza, umorismo, moda, bellezza. E follia. Semplice da usare, tasso di dipendenza garantito. L’autopresentazione mette i brividi alla luce delle ultime repliche mortali: "La nostra missione è far sì che chiunque nel mondo possa dare libera espressione della propria immaginazione". Lo slogan poi: Make Every Second Count (dai importanza a ogni secondo). Il procuratore capo Giuseppe Ferrando parla di una vicenda "grave a triste".

Gli investigatori si prendono il tempo necessario a frugare sul computer e sul cellulare della ragazzina senza escludere nulla. Un disagio esistenziale tenuto nascosto anche alla famiglia, alimentato dalle chiacchiere sulle chat. Oppure, come sembra più probabile, un piano organizzato di persona fra amiche senza il filtro di chat e social. Se la piccola aveva progettato di uccidersi o di tentare per gioco un’azione estrema potrebbe non averlo fatto da sola. Il sospetto è terribile: altre coetanee avrebbero pianificato la stessa cosa per poi tirarsi indietro. Lo zio Domenico punta con sicurezza il dito su Tik Tok, piattaforma alla quale a febbraio il garante della privacy ha chiesto controlli stringenti per evitare che gli under 13 possano connettersi. Perché una volta dentro succede di tutto. Nelle scorse settimane a Rivoli, vicino a Torino, era stato segnalato il caso di un gruppo di giovani che per gioco su buttavano contro le auto in corso Francia. Spunto di divertimento preso proprio sul social, dove però la moda del momento è appendersi e resistere finché si può.

Le hanging challenge, su cui i puristi pregano di non fare confusione, mostrano cose che un dodicenne non dovrebbe vedere. La versione sportiva prevede che deficienti annoiati provino a indossare la maglietta mentre fanno le trazioni. Quella autolesionistica è un atto di coraggio con la cintura al collo, sostituita in altre derive da un sacchetto di plastica. Non è detto però che tutte le inchieste portino buoni frutti. L’altra atrocità delle rete, Blu Whale, gara a tappe in cui una delle sfide consisteva nel tagliarsi con un rasoio, è finita nel nulla. Tante denunce ma tutte archiviate, perché non è emersa la responsabilità di persone che avrebbero istigato i ragazzini a sfregiarsi.