Venerdì 26 Aprile 2024

Tradiva il marito, uccisa dal fratello Condannata dalla ’morale’ mafiosa

Chiuso il giallo dopo 26 anni: la donna, figlia di un boss, venne punita perché aveva lasciato il coniuge in carcere

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di Nino Femiani

Un delitto d’onore nella Sicilia della fine dello scorso secolo. Un femminicidio orchestrato per punire la ’reproba’, colpevole di aver macchiato la reputazione del gruppo mafioso a cui appartiene. Sembra arrivare da galassie lontane il ’cold case’ appena risolto. La vittima è Nunziatina Alleruzzo che, dopo l’arresto del marito, decide di lasciarlo. Non solo: annoda relazioni con uomini che sono fuori dal cerchio magico della cosca. Addirittura la donna, che ha un bambino di cinque anni, intreccia un legame con Giovanni Messina, affiliato della famiglia rivale che ha ucciso sua madre e suo fratello Santo. Un vero affronto per Alessandro Alleruzzo, fratello di Nunziatina che nel 1995 aveva 21 anni.

Il giovane, oggi 47enne, è figlio dello storico capomafia di Paternò, Giuseppe ’Pippo’ Alleruzzo (morto due anni fa). Non un nome di secondo livello nella piramide di Cosa Nostra. Pippo è uno dei luogotenenti più fidati di Nitto Santapaola, il potente boss catanese. Dopo l’omicidio del figlio, Santo, e della moglie, Lucia Anastasi, avvenuti fra luglio e agosto 1987, Pippo decide di collaborare con la giustizia, permettendo la ricostruzione degli omicidi commessi da Cosa Nostra a Catania a seguito della guerra scoppiata fra il 1979 e il 1987 per l’omicidio di Angelo Scalisi.

Una collaborazione, quella di Pippo Alleruzzo, che si ferma però sulla soglia di casa. Perché nulla dice della sorte toccata a Nunziatina. L’ultima persona che la vede racconta che è uscita di casa con il figlio e il fratello Alessandro. Da allora è scomparsa dalla faccia della terra. Sparita, ingoiata in un mistero che continua impenetrabile per 26 anni, oltre il ritrovamento del corpo, nel 1998, in un pozzo nelle campagne di Paternò.

Fino a quando tre ‘pentiti’ – Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina – ricostruiscono dinamica e movente di quello che si configura come un delitto d‘onore. A uccidere Nunziatina è il fratello Alessandro che le spara due colpi in testa per ’lavare’ l’onta di relazioni extraconiugali con un ’picciotto’ della famiglia che ha ucciso sua madre. Lui non può sopportare che, oltre ad avere il padre che collabora con gli sbirri, abbia la sorella che se l’intende con i suoi nemici. Un oltraggio che va punito.

Così il 30 maggio 1995 va a prendere la sorella, lascia il bambino in custodia all’altra sorella, Rita, e la trascina in campagna, in un luogo quasi inaccessibile. Qui, senza alcuna pietà, le spara due colpi alla testa. Poi la tira per alcuni metri e la getta in un pozzo profondo, nel quale il corpo di Nunziatina è rimasto per tre anni. E per un quarto di secolo non si è capito chi fosse stato a mettercelo. Un periodo lunghissimo, con il silenzio calato sulla sorte della donna, colpevole solo di essersi innamorata dell’uomo sbagliato.

È Santo Alleruzzo, detto ’vipera’, cugino di Alessandro, a ordinare dal carcere di far trovare il cadavere della nipote per darle sepoltura: il 25 marzo 1998, grazie a due telefonate anonime, i militari del Nucleo operativo della compagnia di Paternò trovano in un pozzo dei resti di una donna, compreso un teschio con due fori causati da colpi di arma da fuoco. Il Dna dirà che è tutto ciò che resta di Nunziatina.

A raccontare i retroscena dell’omicidio, ora, sono tre pentiti. Il collaboratore Farina riferisce ai magistrati che "tra gli amanti di Nunzia Alleruzzo c’era anche Giovanni Messina, componente del gruppo che aveva ucciso la madre della donna e che pensava di uccidere suo fratello Alessandro". Mentre il pentito Caliò ricorda che fu proprio l’allora ventunenne a dirgli di "avere ucciso la sorella, sporcandosi di sangue e terra per averla dovuta trascinare. E che l’aveva uccisa per riscattare l’onore della famiglia". Un omicidio anche per guadagnare rispetto, sebbene anni dopo si renda conto dell’enormità della vendetta. In carcere a Caliò dice: "Ti pari giusto ca u tiziu si cuccau cu me soru, l’happa ammazzari… (ti sembra giusto che il tizio ha dormito con mia sorella, l’ho dovuta uccidere)".