Mercoledì 24 Aprile 2024

Terza dose, il piano del ministero "Si farà un anno dopo la seconda"

Fragili, immunodepressi, sanitari: l’annuncio del sottosegretario Costa. Israele parte domenica con gli over 60

Migration

Terza dose sì o terza dose no? Il dibattito si sta allargando sempre di più, con i mesi che passano e l’efficacia degli antidoti che dopo del tempo scende. Secondo uno studio di Pfizer, il vaccino della casa Usa e della tedesca BioNtech perde efficacia nel giro di sei mesi: scende dal 96% all’84% secondo i dati pubblicati in preprint non ancora sottoposti a peer-review. Il capo della ricerca e sviluppo dell’azienda farmaceutica ha detto che si aspetta che la terza dose sia "un po’ più duratura della seconda dose". Secondo l’immunologo Francesco Le Foche, con ogni probabilità, ci sarà bisogno di una terza dose. "Verosimilmente sì per le persone che assumono farmaci immunosoppressivi, per i trapiantati e per persone con patologie particolari (come malattie autoimmuni o patologie infiammatorie croniche) in cui la risposta al vaccino può essere ridotta".

L’ipotesi terza dose è sul tavolo del ministero della Salute, con un piano che possa prevedere un ulteriore richiamo per alcune categorie: le persone fragili, gli immunodepressi e anche gli operatori sanitari che hanno iniziato le prime dose il 27 dicembre 2020 con il ‘V-Day’ lanciato dall’Inmi Spallanzani di Roma. "È molto probabile che ci sia una terza dose, a 12 mesi dalla seconda. Queste sono le indicazioni che abbiamo oggi", chiarisce il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. La decisione è molto complessa, l’Ema si è già espressa sul tema della terza dose sottolineando che al momento "è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali". Anche l’Oms ha frenato. "Credo sia da prendere in considerazione la terza dose di vaccino – analizza il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano –. Bisogna pensarci perché siamo, me compreso, verso la fine dei sei mesi dal vaccino e comincia a vedersi anche personale sanitario, come altri cittadini, positivo. Quindi, situazioni che per certi versi inquietano rispetto all’operatività degli ospedali e delle strutture sanitarie".

Intanto c’è chi già parte in quarta. Gli israeliani di oltre 60 anni già vaccinati potranno ricevere, a partire da domenica, una terza dose di Pfizer, a condizione che siano trascorsi oltre cinque mesi dalla somministrazione della seconda. Lo ha reso noto il ministero della Sanità che ha chiesto alle casse mutue di organizzarsi in maniera adeguata. Israele è il primo Paese al mondo a compiere un passo simile. L’altro ieri un team di esperti aveva consigliato al governo di passare alla distribuzione della terza dose dopo aver notato un calo nell’efficacia del vaccino fra quanti sono stati immunizzati sei mesi fa. E la Commissione Ue rivela: ""Siamo molto consapevoli che servirà un rafforzamento del vaccino ed è il motivo per cui ci stiamo preparando, concludendo un terzo accordo con BioNtechPfizer che prenota per la Ue 1,8 miliardi di dosi più un’opzione per 150 milioni di dosi Moderna che servono se occorrerà fare una terza dose, oppure per combattere le varianti, o se servirà vaccinare altri gruppi come ragazzi e bambini".

Nonostante la crescita dei casi due ’maestri del rigore’ come Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e primario all’Ospedale Sacco, e Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, tirano il freno sull’ipotesi. "Parlare di terza dose è ancora un po’ prematuro. Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di copertura con due dosi. Quando avremo dati robusti di durata della efficacia vaccinale, sicuramente servirà una strategia per la terza dose", è il senso del concetto condiviso. Anche L’ad di AstraZeneca Pascal Soriot, sostiene che non ci siano ancora elementi per asserire se serva o meno una terza dose: "Solo il tempo lo dirà".

Alessandro Belardetti