Mercoledì 24 Aprile 2024

Supercar e yacht, si spacciava per 007 La doppia vita dell’imprenditore

Due profili sui social: in uno è Antonio, nell’altro Antonello. Nei guai per un tesserino fasullo del Sisde

Antonio Di Fazio

Antonio Di Fazio

La foto in posa tra due Maserati. Lo scatto sullo yacht, col mare aperto sullo sfondo. E poi le istantanee sorridenti nella newyorkese Times Square, l’abbraccio affettuoso alla madre che vive con lui in una parte separata del mega appartamento in zona Castello a Milano. L’immagine che Antonio Di Fazio ama dare di sé è quella di "Antonello": imprenditore farmaceutico di successo, con contatti internazionali e dalla vita molto agiata. "Occorre essere poliedrici oggi più che mai", la frase di presentazione sui social dell’amministratore unico della Global Farma (carica revocata ieri dalla società, con convocazione immediata di un’assemblea straordinaria per nominare un nuovo Cda).

Poi c’è l’altro lato della medaglia, quello emerso nell’indagine dei carabinieri della Compagnia Monforte che due giorni fa l’ha portato a San Vittore con l’accusa di aver narcotizzato e violentato una studentessa di 21 anni. Un’indagine che pare tratteggiare la figura di un predatore seriale (visti i 50 scatti di quattro ragazze finora sconosciute ritrovati nella gallery del suo smartphone) e che ora proseguirà per risalire alle altre possibili vittime. Dal passato di Di Fazio spuntano anche numerosi episodi che testimoniano un’altra caratteristica nota a chi lo conosce. Quella di spacciarsi per chi non è: per agente dei Servizi segreti, per rappresentante delle forze dell’ordine o "per fornitore dell’Alto Commissariato Covid-19" autorizzato a spostarsi anche di notte nonostante il coprifuoco. Il 16 giugno 2015 è stato denunciato dalla Guardia di finanza perché aveva con sé la copia modificata di un foglio di congedo che gli era stato rilasciato nel 1993 dal Distretto militare di Milano: Di Fazio lo utilizzava, secondo l’accusa, per accreditarsi come militare delle Fiamme Gialle. L’anno prima, il 14 febbraio 2014, i carabinieri del Radiomobile gli avevano sequestrato una tessera con lo stemma della Repubblica italiana con la dicitura "Ministero dell’Interno -Sisde - grado di servizio Comandante"; quella volta, era stato proprio l’imprenditore a esibirlo, dopo essere stato fermato ubriaco alla guida.

Un anno e mezzo fa è stato denunciato dalla polizia locale dopo essere stato coinvolto in un incidente al volante di una Mercedes. Il motivo? Aveva montato un lampeggiante a led sul tettuccio, pur non avendo alcun titolo per utilizzarlo. Un vizio che non ha perso. Sì, perché il 5 aprile 2021, nell’ambito delle perquisizioni effettuate per trovare riscontri al racconto della ragazza violentata, i militari della Monforte hanno trovato un lampeggiante a luce blu sotto il sedile anteriore lato passeggero della sua Maserati Ghibli Blu; dal bagagliaio sono spuntati contanti e una pistola giocattolo nera modello Glock, priva del tappo rosso e quindi a prima vista indistinguibile da un’arma vera. Un ritrovamento inquietante. Almeno quanto la telefonata che il fidanzato della studentessa sostiene di aver ricevuto due giorni dopo la denuncia in caserma: un uomo, "parlando in dialetto meridionale (forse calabrese)", lo avrebbe minacciato di "squarciarlo in due", precisando poi di parlare "a nome di Di Fazio".

Nicola Palma