Venerdì 26 Aprile 2024

Scoperte 'stelle col morbillo', hanno macchie su un quarto della superficie

Lo studio coordinato dall'Osservatorio astronomico di Padova. Le macchie sono causate da un'intensa attività magnetica

Le macchie solari e quelle delle stelle col morbillo (ESO/L.Calçada, INAF-Padua/S.Zaggia)

Le macchie solari e quelle delle stelle col morbillo (ESO/L.Calçada, INAF-Padua/S.Zaggia)

Roma, 1 giugno 2020 - Anche le stelle hanno il morbillo. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo coordinato da Yazan Al Momany, dell'Osservatorio astronomico di Padova dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è stata realizzata grazie ai telescopi dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). 

In realtà si tratta di stelle caratterizzate da macchie molto luminose, che coprono circa un quarto della loro superficie e sono provocate da campi magnetici. La loro osservazione è frutto del lavoro di tanti ricercatori italiani, da quelli degli Osservatori dell'Inaf di Padova, d'Abruzzo e di Trieste, a quelli dell'Università di Padova e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) di Pisa. 

Questa scoperta, spiegano gli autori dello studio, potrebbe aiutare a spiegare l'origine dei campi magnetici in molte nane bianche, stadio finale della vita delle stelle simili al Sole. Le stelle col morbillo sono nascoste in ammassi globulari e sono definite stelle estreme del ramo orizzontale. Hanno una massa circa la metà del Sole, ma sono 4 o 5 volte più calde. Sono inoltre tormentate da violente esplosioni. "Sono simili ai brillamenti - o flare - che vediamo nel nostro Sole, ma dieci milioni di volte più energetici", afferma Marco Montalto, astronomo del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Padova e co-autore dell'articolo. 

Le loro macchie bianche appaiono e scompaiono, mentre le stelle ruotano, provocando cambiamenti regolari di luminosità. Queste macchie, spiegano gli autori dello studio, sono diverse da quelle solari, che appaiono scure e circa 3.000 volte più piccole. La spiegazione, sottolineano gli esperti, è che sono più luminose e più calde della superficie stellare circostante, a differenza del Sole dove le macchie appaiono, invece, scure perché più fredde dei dintorni. 

Per Momany, "nella nostra galassia queste stelle calde e piccole sono di norma associate alla presenza di una compagna molto vicina. Sono speciali, perché - dice - sappiamo che salteranno una delle fasi finali della vita di una stella e moriranno prematuramente". 

Vista l'importanza nell'identificare questa rara fenomenologia, il team ha proposto di chiamare la nuova classe di oggetti "Stelle Padua", poiché la prima con tali caratteristiche è stata identificata proprio il 13 giugno, giorno in cui si festeggia Sant'Antonio di Padova, il santo delle cose perdute e trovate.