Scoperte 'stelle col morbillo', hanno macchie su un quarto della superficie

Lo studio coordinato dall'Osservatorio astronomico di Padova. Le macchie sono causate da un'intensa attività magnetica

Le macchie solari e quelle delle stelle col morbillo (ESO/L.Calçada, INAF-Padua/S.Zaggia)

Le macchie solari e quelle delle stelle col morbillo (ESO/L.Calçada, INAF-Padua/S.Zaggia)

Roma, 1 giugno 2020 - Anche le stelle hanno il morbillo. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo coordinato da Yazan Al Momany, dell'Osservatorio astronomico di Padova dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è stata realizzata grazie ai telescopi dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). 

In realtà si tratta di stelle caratterizzate da macchie molto luminose, che coprono circa un quarto della loro superficie e sono provocate da campi magnetici. La loro osservazione è frutto del lavoro di tanti ricercatori italiani, da quelli degli Osservatori dell'Inaf di Padova, d'Abruzzo e di Trieste, a quelli dell'Università di Padova e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) di Pisa. 

Questa scoperta, spiegano gli autori dello studio, potrebbe aiutare a spiegare l'origine dei campi magnetici in molte nane bianche, stadio finale della vita delle stelle simili al Sole. Le stelle col morbillo sono nascoste in ammassi globulari e sono definite stelle estreme del ramo orizzontale. Hanno una massa circa la metà del Sole, ma sono 4 o 5 volte più calde. Sono inoltre tormentate da violente esplosioni. "Sono simili ai brillamenti - o flare - che vediamo nel nostro Sole, ma dieci milioni di volte più energetici", afferma Marco Montalto, astronomo del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Padova e co-autore dell'articolo. 

Le loro macchie bianche appaiono e scompaiono, mentre le stelle ruotano, provocando cambiamenti regolari di luminosità. Queste macchie, spiegano gli autori dello studio, sono diverse da quelle solari, che appaiono scure e circa 3.000 volte più piccole. La spiegazione, sottolineano gli esperti, è che sono più luminose e più calde della superficie stellare circostante, a differenza del Sole dove le macchie appaiono, invece, scure perché più fredde dei dintorni. 

Per Momany, "nella nostra galassia queste stelle calde e piccole sono di norma associate alla presenza di una compagna molto vicina. Sono speciali, perché - dice - sappiamo che salteranno una delle fasi finali della vita di una stella e moriranno prematuramente". 

Vista l'importanza nell'identificare questa rara fenomenologia, il team ha proposto di chiamare la nuova classe di oggetti "Stelle Padua", poiché la prima con tali caratteristiche è stata identificata proprio il 13 giugno, giorno in cui si festeggia Sant'Antonio di Padova, il santo delle cose perdute e trovate.