Mercoledì 8 Maggio 2024

Ex vigilessa uccisa: i depistaggi choc. "Sparita? No, è scappata con i soldi"

Così il fidanzato della figlia maggiore di Laura Ziliani. "Girava con auto da 50mila euro, faceva cene di lusso. Sarà da qualche parte"

L'ex vigilessa Laura Ziliani aveva 55 anni

L'ex vigilessa Laura Ziliani aveva 55 anni

Non hanno detto una sola parola al momento dell’arresto. Sono entrate nel carcere bresciano di Verziano tenendosi per mano. Separate per alcune ore, hanno poi trascorso la notte nella stessa cella. La prima notte in carcere per Silvia e Paola Zani, accusate di avere ucciso la madre, Laura Ziliani, e di averne occultato il cadavere. Mirto Milani, il fidanzato di Silvia, è in isolamento nell’altro penitenziario, quello di Canton Mombello. "Io ci sto pensando ultimamente che magari ha dirottato dei soldi nel corso del tempo su un altro conto e adesso si sta facendo la bella vita da qualche parte", diceva Milani – si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Brescia – in un’intercettazione dei carabinieri dello scorso 31 maggio, 23 giorni dopo la scomparsa dell’ex vigilessa. "Lei andava in giro con la macchina da 50mila euro, si faceva gli aperitivi a pranzo e cena... andava al cinema, faceva un sacco di cose... si comprava una tonnellata di scarpe, di vestiti. La situazione è disastrosa, lei spendeva più di quello che prendeva...". Il ragazzo ipotizza una situazione disastrosa, smentita dalle indagini che non evidenziano alcuna posizione debitoria della vittima.

Omicidio Laura Ziliani, Lucia e le sorelle assassine: provo solo rabbia

La scomparsa, il ritrovamento e le bugie: le tappe dell'omicidio

Laura Ziliani, la ex vigilessa di Temù, è stata uccisa dopo che le era stato somministrato del Bromazepam, un ansiolitico che la figlia maggiore Silvia, fisioterapista in una casa di riposo, avrebbe, in teoria, potuto procurarsi con relativa facilità, senza bisogno di una prescrizione medica. Stordita, narcotizzata, neutralizzata ma non uccisa. Sul punto è chiara l’ordinanza firmata dal gip di Brescia, Alessandra Sabatucci: il medicinale non ha avuto un "ruolo diretto" nel determinare il decesso della donna. Laura potrebbe averlo assunto senza saperlo e si è quindi ritrovata addormenta, del tutto indifesa (il cadavere è stato ritrovato con solo i brandelli di una canotta e uno slip), la notte fra il 7 e l’8 maggio, nella casa di via Ballardini a Temù. Come è stata uccisa? Si attendono gli esiti di analisi e rilievi. L’autopsia non ha rilevato ferite, lesioni, fratture. La donna è stata soffocata con un cuscino, con un panno? In una mail inviata agli investigatori un anonimo segnalava di avere visto, la mattina dell’8 maggio, il suo vicino che caricava in auto il corpo esanime di una donna. Era stato corrotto, il suo silenzio era stato comprato, ma si diceva pronto a negoziare un accordo. Dove è stata portato il corpo della Ziliani? Potrebbe essere stato tenuto in uno degli appartamenti di famiglia o in qualche casolare nel bosco, forse su un solaio o nascosto in una catasta di legna? Secondo gli investigatori non è comunque rimasto per tre mesi sul greto dell’Oglio, dove è stato ritrovato l’8 agosto, per caso, da due escursionisti. "Appare poco probabile – annota a sua volta il gip – che il cadavere sia rimasto per un lungo periodo di tempo nelle condizioni ambientali che caratterizzano il luogo del ritrovamento". Non solo. E aggiunge che "le condizioni del cadavere al momento del ritrovamento, caratterizzato dalla contemporanea presenza di differenti stati conservativi, apparivano inconciliabili con una sua prolungata permanenza in acqua, non essendo stati riscontri processi di saponificazione".

Nella fosca tragedia di Temù si inserisce quello di Lucia, la seconda figlia di Laura Ziliani, l’unica rimasta a vivere accanto alla madre nell’appartamento di via Ragazzi del ‘99, a Brescia. Una venticinquenne affetta da un lieve ritardo cognitivo. Il padre morto nove anni fa dopo essere stato travolto da una valanga. La madre scomparsa e ritrovata nella sua improvvisata tomba. Le due sorelle in carcere con l’accusa di essere le sue assassine. Lucia godeva dell’usufrutto completo dell’appartamento di Brescia e con le sorelle è comproprietaria del cospicuo patrimonio immobiliare della madre. Dalle conversazioni intercettate sul cellulare di Mirto Milani (Lucia lo chiamava "il coniglio") emerge il "serio problema" che i parenti materni (la madre e i due fratelli di Laura Ziliani) potessero farsi avanti come tutori di Lucia. "L’eventuale nomina – annota il gip – di un parente estraneo alla stretta cerchia familiare come tutore di Lucia avrebbe impedito agli indagati di amministrare a loro piacimento il discreto patrimonio immobiliare". L’unica cosa che contava, su cui volevano mettere le mani. A tutti i costi.