
Sparatoria in un campus. Tre morti e feriti a Las Vegas. Tra le vittime anche l’assalitore
ll terrore torna tra gli studenti di un campus universitario americano con l’ennesima sparatoria di massa. Questa volta il teatro della violenza è l’University of Nevada a Las
Vegas, la metropoli celebre in tutto il mondo per i suoi casinò e i suoi eccessi ma anche per gli episodi di violenza, superiori alla media nazionale, che hanno avuto il loro tragico picco nel 2017 con una strage ad un festival musicale nella quale sono state uccise 60 persone.
L’allarme nell’ateneo è scattato attorno alle 11.30 ora locale, le 20.30 in Italia, nella Beam Hall, edificio che ospita la facoltà di economia. L’università ha pubblicato un messaggio invitando gli studenti ad evacuare dalla zona, contemporaneamente la polizia ha annunciato in un post su X di essere impegnata a rispondere ad una "sparatoria nel campus" e che c’erano "molte persone colpite", tra docenti e allievi. Difficile in un primo al momento capire se si trattasse di morti o feriti poiché con la parola inglese "victims" si intendono entrambi. In serata le forze dell’ordine hanno parlato di almeno tre morti.
Dopo circa mezz’ora dall’inizio dell’intervento nel campus, la polizia ha comunicato che "il sospetto era stato individuato ed era morto". Anche in questo caso non è stato chiarito se sia stato ucciso dagli agenti o si sia tolto la vita. Un copione che si ripete con una frequenza inquietante negli Stati Uniti: studenti terrorizzati, famiglie distrutte
e le solite domande senza risposta su come contenere la violenza delle armi in un Paese in cui il 40% della popolazione ne possiede una. Sei anni fa proprio nella metropoli dei casinò si consumò una delle stragi più cruente della storia degli Stati Uniti. Stephen Paddock, 64 anni, sparando a caso sulla folla con ben 23 armi, tra cui diversi fucili d’assalto, dalla finestra della sua stanza nel Mandalay Hotel, seminò l’orrore. Il bilanciò fu tremendo: 61 morti, incluso il killer che si tolse la vita, e 850 feriti.