
Sottoinchiesta
Livorno, 3 agosto 2014 - L’ANTICO convento dei Domenicani nello storico rione Venezia, trasformato in carcere a inizio Ottocento, è in abbandono da otto anni. Per il 70% appartiene al Comune, mentre il restante 30% è di proprietà dello Stato. A parte i fantasmi di qualche ex detenuto, come dicono i «veneziani», lo abitano in prevalenza piccioni e ratti. Massimo Sanacore, direttore dell’archivio di Stato di Livorno, è il testimone diretto di questa sconcertante situazione da ventisette anni. Il direttore Sanacore ci accompagna nella visita all’ex convento-carcere che dovrebbe diventare la nuova sede dell’archivio di Stato. Una opportunità ghiotta per dare degna sistemazione a documenti e libri, tra i quali anche manoscritti miniati pregiati, che oggi sono conservati all’ultimo piano del palazzo del governo, dove hanno sede anche prefettura e questura in via Fiume. Ma questa opportunità non si è ancora concretizzata dopo 27 lunghi anni.
LA COLLOCAZIONE dell’archivio di Stato all’ultimo piano del palazzo del governo «doveva essere una soluzione provvisoria che invece dal dopoguerra si è protratta fino a oggi» ricorda Sanacore. Ad un certo punto nel 1984 fu prospettato il trasloco ai Domenicani. L’ex convento-carcere, attiguo alla chiesa barocca intitolata a Santa Caterina, si sviluppa su tre piani con una superficie di 3.800 metri quadrati compresi i sotterranei a volta che sono stati riempiti di cemento «per consolidare il complesso — precisa Sanacore — secondo l’ambizioso progetto di ristrutturazione finalizzato a trasformarlo in archivio di Stato». L’idea di questa metamorfosi venne nel 1984 quando fu aperto il nuovo carcere delle Sughere.
«Redatti i progetti e avute le autorizzazioni — racconta il direttore, coadiuvato dall’architetto Riccardo Ciorli — nel 1987 l’edificio fu consegnato dal Ministero dei beni culturali alla Soprintendenza di Pisa. I lavori sono costati finora oltre 6 milioni di euro e sono andati avanti dal 1990 al 2006 in due lotti: il primo ha interessato il tetto e le parti murarie, il secondo il consolidamento dei sotterranei».
MA NEL 2006 i lavori furono bloccati perché fu proposta una soluzione alternativa: i capannoni dell’ex stabilimento Pirelli vicino all’ospedale. Opzione poi scartata perché troppo onerosa a causa dei costi di bonifica dall’amianto dei terreni ex Pirelli. «Allora fu rispolverato il progetto dei Domenicani». Di qui l’affannosa ricerca dei finanziamenti per finire i lavori. Nel 2009 furono trovati 2,2 milioni «ridotti ad 1 milione e 610mila euro nel 2014 — conclude il direttore — sufficienti solo per sistemare il piano terra». Di questi soldi «40mila euro serviranno per ripulire gli ambienti tra primo e ultimo piano, che saranno murati. Gli interventi inizieranno in autunno».