Giovedì 25 Aprile 2024

Solo applausi per Harry e Meghan Il regno riaccoglie la coppia ribelle

Dopo il malessere la regina assente a Saint Paul. Ma ha riabbracciato la coppia e conosciuto la nipotina Lilibet

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di Deborah Bonetti

Dopo il primo giorno di festeggiamenti la regina ha dato buca. Troppe emozioni il giorno del suo compleanno ufficiale, troppa fatica le comparsate sulla balconata di Palazzo Reale, non una ma due volte. I suoi 96 anni si sono fatti sentire, e come biasimarla? Quindi ieri la sovrana è rimasta a riposo nel castello di Windsor, pur essendo attesissima alla solenne messa di ringraziamento nella cattedrale di St. Paul, in presenza di tutta la famiglia reale allargata (c’erano anche Harry e Meghan, ma in seconda fila) e tutti i primi ministri del regno ancora in vita. Il giorno prima Elisabetta avrebbe pranzato in privato con i Sussex che – per la prima volta dopo la loro fuga negli Usa – le hanno presentato la loro secondogenita, Lilibet Diana.

Ieri a St. Paul una sfilata di ex leader, con Tony Blair, Gordon Brown, David Cameron, Theresa May, e naturalmente il premier Boris Johnson, fischiato all’entrata con la moglie Carrie. Tutti i politici, insieme a dignitari e reali, si sono poi trasferiti al pranzo nella City di Londra, offerto dal Lord sindaco (non Sadiq, l’altro – Vincent Keaveney – che ha le chiavi della City finanziaria) a cui i Sussex non erano invitati.

L’assenza della sovrana ha però pesato sull’atmosfera della mattinata e ci sono stati subito quelli che hanno voluto parlare di "passaggio delle consegne soft", dalla regina al principe Carlo. Ma non è necessariamente così. Che la regina, all’avanzata età di 96 anni, decida di delegare sempre di più al figlio maggiore, nonché al nipote William e a Kate, è più che normale. Ma la delega non è un passaggio del testimone, e lei rimane saldamente in sella, come ha rimarcato lo stesso arcivescovo di York (Stephen Cottrell) che, alla fine della predica, si è scatenato con una serie di metafore ippiche dedicate proprio a Sua Maestà, che per i cavalli stravede. Cottrell ha concluso augurando alla regina di mantenere

le redini per lungo tempo, e chi la conosce bene sa che è esattamente quello che lei intende fare. Anche perché, via lei ci sarà quasi certamente una crisi nazionale. Non solo vacillerà il Commonwealth – dopo il distacco di Barbados ci sono già Jamaica e Australia che aspettano di diventare repubbliche – ma vacillerà probabilmente anche lo stesso Regno Unito, con tre delle quattro nazioni che lo compongono pronte a diventare indipendenti.

Infatti, la Scozia preme sempre di più per un nuovo referendum indipendentista, l’Irlanda del Nord potrebbe vedersi riunire con l’Eire nella prossima decade (Brexit ha accelerato i tempi di una potenziale riunificazione) e pure il Galles si è scoperto ribelle, con il partito nazionalista Plaid Cymru in ascesa. La regina è il collante che tiene ancora tutto insieme, e lei lo sa più di ogni altro.

Certo, il principe Carlo è al corrente di tutto, è sempre pronto a subentrare dovesse succedere qualcosa, legge tutti i documenti di stato (la famosa Royal Box) ogni giorno. Lo stesso fa William. Ma questo fa parte della scuola da re a cui i due eredi più vicini al trono devono sottomettersi. Rimane il fatto che, il giorno che Carlo diventerà re, la monarchia e il Paese intero attraverseranno una forte crisi di identità e la famiglia reale ce la dovrà mettere tutta per sopravvivere. Ecco perché la regina non può mollare.