e Nicola Palma
La denuncia delle 23 per una rapina in piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione centrale. Il nuovo raid tre ore dopo. Le minacce di morte agli agenti della Polfer che poco prima lo avevano identificato. La scarica di taser per bloccare l’esagitato, sotto effetto di cocaina e cannabinoidi, e il colpo di pistola per bloccarne definitivamente l’avanzata. A 26 ore dalle coltellate di Lambrate, quasi letali per il viceispettore Christian Di Martino, un altro episodio ha riacceso, se mai se ne fosse bisogno, la polemica sulla sicurezza a Milano: in questa occasione, il ferito è l’aggressore, il trentasettenne egiziano Mohamad El Shaad Ali Harga, colpito alla spalla sinistra e ricoverato al Niguarda.
La ricostruzione della dinamica, immortalata anche da una telecamera, ci porta alle 2 di ieri in piazza Luigi di Savoia: il nordafricano, appena uscito dagli uffici della Polfer, inizia a danneggiare gli arredi urbani; con sé ha una fionda rudimentale per scagliare pietre. Le immagini mostrano Harga a petto nudo con un pezzo in marmo in mano: davanti a lui ci sono due poliziotti, uno dei quali gli punta contro la pistola elettrica in dotazione. La scarica non sortisce effetti. L’egiziano scatta a destra per avventarsi contro l’altro agente, che a quel punto spara colpendolo alla spalla sinistra. Il ferito finisce in ospedale: viene operato per estrarre il proiettile e ricoverato inizialmente in terapia intensiva; non è in pericolo di vita, la prognosi iniziale parla di 60 giorni. Il poliziotto che lo ha ferito è stato indagato per lesioni dolose aggravate dal pm di turno Rosario Ferracane, anche se la Procura ha già ipotizzato le scriminanti della legittima difesa e dell’uso legittimo delle armi, due cause di giustificazione che gli inquirenti dovranno valutare; l’iscrizione tecnica è legata proprio a questi approfondimenti d’inchiesta.
Intanto, migliorano le condizioni di Di Martino, che sta reagendo bene all’intervento salvavita di 4 ore per ridurre le lesioni a duodeno, rene e polmone, con 70 trasfusioni di sangue e plasma per far fronte alle emorragie. Oggi il viceispettore tornerà in sala operatoria per una revisione chirurgica: la prognosi resta riservata. L’uomo che lo ha ridotto in fin di vita, il 37enne marocchino Hasan Hamis, ha provato a difendersi sostenendo di aver lanciato le pietre contro i poliziotti "perché non sapevo che erano poliziotti e pensavo volessero farmi male".
E i tre fendenti? "Ho tirato fuori il coltello, non volevo fargli male, avevo paura che il coltello che era nella manica mi potesse ferire". Il gip Lidia Castellucci ha disposto il carcere, sottolineando che "solo la prontezza degli agenti presenti" e la successiva operazione hanno evitato la morte del viceispettore.