Mercoledì 24 Aprile 2024

Siamo un popolo di "atleti agonisti". E di furbi

L’ultimo espediente per aggirare i divieti e fare sport: autodichiararsi colleghi di Federer e iscriversi alla Federazione italiana tennis

Tutti come Roger Federer (39 anni), il fuoriclasse svizzero che fa sognare

Tutti come Roger Federer (39 anni), il fuoriclasse svizzero che fa sognare

Se durante il primo lockdown l’oggetto del desiderio aveva assunto la forma di un pacco di farina o un cubetto di lievito – ricordate? Introvabili come gel e mascherine – in questi giorni di zona rossa la star è in camice bianco e macchina per l’elettrocardiogramma: il medico sportivo. E l’oggetto più ambito è un cartoncino bianco e blu con angolino tricolore, il ‘brand’ Fit – Federazione Italiana Tennis – e una scritta magica sul lato: "Atleta" (agonista) della quale andare fieri. Cioè, ci si può sentire più vicini agli dei, un po’ Roger Federer e un po’ Fernando Belasteguin, idolo della nuova religione della racchetta: il padel. E per essere "Atleta agonista" – che si abbiano 20 o 70 anni poco importa e garantisce il diritto di partecipare ai tornei federali – basta poco, davvero poco, come vedremo.

Questa storia tutta italiana, nella quale legioni di ‘nuovi atleti’ stanno invadendo i campi di padel e tennis di tutto il Paese, nasce dall’articolo 18 dell’ultimo Dpcm, il quale recita così: "Le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, partecipanti alle competizioni e muniti di tessera agonistica, sono consentite a porte chiuse". In sostanza, basta avere lo status Fit da ‘atleta agonista’ per poter uscire dai divieti della zona rossa e scendere in campo. Anche perché: chi lo stabilisce che quel determinato ‘atleta’ non possa allenarsi in vista di un torneo che non c’è, ma magari in futuro ci sarà? In realtà, la cosa fa sorridere, il meccanismo è assai semplice e per tesserarsi ci vogliono poche mosse, rapide e ben assestate. Innanzitutto si deve compilare il modulo online per la richiesta di una tessera sul sito della Fit, che deve però essere ‘appoggiata’ a un circolo riconosciuto dal tessuto federale. Una volta fatto, si versano a quest’ultimo 30 euro – sui quali il circolo stesso non guadagna un centesimo ma li gira direttamente alla Fit – ai quali si dovrà associare il certificato di idoneità medico-agonistica. Ci siamo: a questo punto siete ‘Atleti agonisti’ e si apre l’Eden della racchetta. E cioè ci si può allenare a tennis e a padel in preparazione di chissà quale torneo.

Un escamotage per dribblare il divieto, evidentemente, ma – sia chiaro – nulla di illecito sta accadendo, perché è l’articolo 18 a creare il cono di ambiguità. Tra l’altro, quel cono, oltre a garantire il campo aperto ai nuovi atleti, vale pure un sacco di soldi.

Abbiamo chiesto alla Fit quante tessere per atleti agonisti siano state rilasciate dal 15 marzo, giorno in cui è scattato il giro di vite sulle zone rosse e abbiamo ricevuto un garbato "no comment". Come sempre in questi casi, i rumors che filtrano dai palazzi dello sport si moltiplicano: si vocifera di 30mila tessere, in gran parte per il padel, in un paio di giorni, mentre la macchina che sforna nuovi agonisti di tutte le età non accenna a fermarsi. Con tanto – pare, almeno a sentire i racconti di alcuni ‘tesserando’ – di sito della Fit in sovraccarico in alcune ore della giornata. A 30 euro a tessera, fatevi i conti. Poi ci sono i guadagni di affitto campo (40 euro un’ora e mezzo open, 50 euro indoor) per quei circoli – non tutti – che hanno deciso di riservare i campi agli ‘atleti’.

Per non parlare della visita medico-sportiva, che oscilla tra i 50 euro per gli under 40 e gli 80/100 euro per gli over 40, che devono superare anche il test ergometrico, la prova cardiaca sotto sforzo. Anche qui, calcolando una cifra a metà strada. 75 euro a visita, il giro d’affari per i ’doc’ sportivi sarebbe di 750 mila euro ogni 10mila tessere.

Il paradosso è che nel maggio scorso al termine del primo lockdown i campi di padel e tennis, restarono aperti solo per quei giocatori di ‘interesse nazionale’ o professionisti, cioè l’elite in base a liste compilate dalla Fit. Adesso, chiunque abbia una tessera e sappia tenere la racchetta in mano, può definirsi atleta dall’oggi al domani, senza aver mai giocato un torneo. E tutto questo attraverso la firma di un medico sportivo e un circolo di appartenenza. E viene da chiedersi: dal punto di vista del rischio contagio quale sarebbe la differenza nell’essere atleta e non esserlo, quando si scende in campo con il proprio compagno?

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