Mercoledì 24 Aprile 2024

Siamo 8 miliardi Ma l’Occidente si spopola

Roberto

Giardina

Fra quattro mesi, il 15 novembre, la popolazione mondiale supererà gli otto miliardi. Eravamo sei miliardi nel Duemila, due miliardi e mezzo nel 1950, un miliardo e 900 milioni un secolo fa. Cresciamo di 66 milioni all’anno, 180mila al giorno, circa ottomila ogni ora. Quando nacque Gesù, circa duemila anni or sono, il pianeta ospitava meno di 300 milioni di esseri umani. Si cresce sempre più lentamente, in Europa diventiamo di meno, e la nostra Italia è il fanalino di coda. La popolazione della Ue è scesa sia pure di poco, da 447 milioni a 446,8 nell’ultimo anno, e gli italiani detengono il record negativo. Meno 253mila, peggio dei francesi, meno 185mila. Si spostano gli equilibri, ci saranno sempre più cinesi, indiani e africani, e meno occidentali bianchi. Ciò avrà conseguenza sui rapporti di forza, benché sia difficile azzardare previsioni.

Il numero conta, ma se si esagera si diventa più deboli. Il ritmo di crescita è il più lento dal 1950, circa l’uno per cento all’anno. Saremo 8,5 miliardi nel 2030, per raggiungere il picco di 10,4 miliardi nel 2080, poi ci stabilizzeremo, e la popolazione a fine secolo non continuerà a crescere.

L’anno venturo avverrà un sorpasso storico: gli indiani, oggi un miliardo e 412 milioni, balzeranno al primo posto, scalzando i cinesi, un miliardo e 426 milioni. L’anno scorso sono nati 10 milioni di cinesi, troppo pochi per difendere il primato. Un effetto della politica per contenere la crescita del governo di Pechino: non più di un figlio a coppia. La legge è stata abolita, ma i figli unici ormai preferiscono le famiglie ridotte al minimo, non desiderano una prole numerosa. Gli indiani sono più giovani e più prolifici. Gli africani sono un miliardo e 400 milioni, e saranno il triplo, 4,5 miliardi, a metà secolo. Troppi rispetti agli altri continenti.

Una crescita più controllata, secondo l’Onu, favorirà i Paesi in via di sviluppo. Sarà possibile nutrire meglio i figli, dar loro un’educazione adeguata. Cinesi e indiani saranno sempre più qualificati, e le loro economie più moderne e solide. Una sfida per l’Occidente, non un pericolo, se la globalizzazione non diventerà una competizione sfrenata. Meno italiani e più anziani? Potrebbe non segnare il nostro declino, ma dovremo essere sempre più qualificati, lavorare più a lungo, con meno fatica. Pochi ma efficienti, e meno egoisti.