Mercoledì 24 Aprile 2024

Si spengono le luci sul ring di Cassius Clay. Getta la spugna Audace, il tempio della boxe

Palestra chiusa da un anno per il Covid e cimelio in vendita. In quel palazzo le imprese delle Olimpiadi di Roma 1960. "Noi lasciati soli"

Roma, Olimpiadi 1960: Muhammad Ali (allora ancora Cassius Clay) vince l’oro

Roma, Olimpiadi 1960: Muhammad Ali (allora ancora Cassius Clay) vince l’oro

Alla fine dell’agosto 1960, la Roma olimpica è straordinariamente bella. Le Terme di Caracalla si riflettono nella loro eternità in attesa dei ginnasti. Alla Basilica di Massenzio si esibiranno lottatori e poi c’è la maratona che entrerà nella leggenda grazie ad un eroe scalzo, Abebe Bikila, trionfatore sulla spianata dei Fori Imperiali illuminata da mille torce. All’Eur, il Palazzo dello Sport scolpito dall’architetto Nervi è un capolavoro di modernità, un’astronave atterrata delicatamente sui destini della città. E nessuno immagina che lì dentro prenderà vita una delle più grandi leggende sportive della storia dell’umanità. Quel piccolo tempio dei guantoni al termine dei Giochi sarebbe dovuto sparire, distrutto come normale materiale di scarto. Lo salvò, invece, l’Audace Boxe, storica associazione sportiva nata come l’Audace Club Sportivo, una polisportiva del 1901 che scrisse pagine gloriose nel calcio d’inizio ‘900 (fu la prima rivale della Lazio) eppoi in tante altre discipline, fino a diventare un mito del pugilato. Un mito iniziato proprio in quei giorni del 1960. E i ricordi ora rischiano di sparire, spazzati via dalla crisi e dal Covid. Proprio quel ring viene messo in vendita, come extrema ratio, per salvare la palestra chiusa ormai da un anno.

In quel palazzo di vetro e acciaio e passione, l’allora 18enne Cassius Clay che un giorno diventerà Muhammad Ali, è impaziente di esibirsi e vincere la medaglia d’oro, che secondo lui gli spetta per diritto di classe. Intesa come talento. Cassius sa che quell’Olimpiade rappresenta il salto triplo nel futuro, gli hanno spiegato che la Rai ha prodotto uno sforzo enorme per coprire integralmente in tv i Giochi.

È vero, Clay non era ancora Ali ma il nostro Nino Benvenuti era già la stella di una squadra del ring straordinaria: vincerà tre ori, tre argenti e un bronzo, su quel magnifico ring al centro del Palasport. Strafottente, guascone e attore davanti alle telecamere, Cassius si prende la scena e non la molla più. I suoi jab, quella sua danza tra l’ape e la farfalla è uno show per le migliaia di tifosi ipnotizzati da tanto talento.

Straccia il polacco Pietrzykowski nella finale dei mediomassimi, vince l’oro e si fa immortalare sul podio, da solo al centro del ring e il numero 1 sotto ai piedi, metafora di quel che sarà la sua vita. Così, insieme a CassiusAli, quel quadrato dolcemente adagiato al centro del Palaeur, entra nella leggenda.

Sessantuno anni dopo, il ring di Ali è in vendita, alla mercè dei ricchi e famelici predoni del collezionismo americano. Colpa della crisi dopo un anno di pandemia che se ne frega dei miti. I maestri Venturini, per tre generazioni, hanno custodito gelosamente que cimelio e vorrebbero salvarlo. Ma la situazione è quella che è.

Su quel ring ha combattuto anche Nino Benvenuti
Su quel ring ha combattuto anche Nino Benvenuti

È noto: gli sport di contatto sono proibiti, il portone dell’Audace è sprangato ma ci sono i conti da pagare. E vendere lo storico quadrato è quasi obbligatorio. Quasi. C’è già la fila di collezionisti pronti a svenarsi e, spiega il Maestro Gabriele Venturini: "Abbiamo bisogno di danaro per far sopravvivere l’Audace. Siamo stati lasciati soli dalle istituzioni, l’asta è l’ultima carta da giocare per sopravvivere". Però, una speranza c’è spiega Venturini: "Pensiamo a una colletta, una raccolta fondi", il crowdfunding on line per richiamare i figli della passione per la Noble Art a collaborare per non vendere agli americani corde e pedana da leggenda, perchè, dice il Maestro: "Siamo combattenti, siamo pugili, non ci arrendiamo facilmente".