Venerdì 26 Aprile 2024

Si apre una fase imprevedibile e pericolosa

Lorenzo

Castellani

La seconda Repubblica ha avuto un lungo tramonto. Dieci anni fa, col governo Monti, iniziava la fine dell’era bipolare proprio dopo un altro governo di unità nazionale. A seguito di quell’esperienza è arrivata l’esplosione dell’antipolitica e la fine del sistema politico nato nel 1994. Molti degli attuali protagonisti, come Renzi, Meloni, Letta, Di Maio e Salvini, vedono decollare le proprie carriere proprio in quella frattura storica. La palingenesi della classe politica in nome del rinnovamento e dell’antipolitica però non è riuscita a produrre né grandi riforme né stabilità nonostante in questo decennio siano state provate tutte le possibili combinazioni di alleanze. Il sistema ha cercato di riassorbire populismo e sovranismo, e in parte ci è riuscito, pagando però un prezzo elevato in termini di stabilità, riforme e posizionamento internazionale.

Dal 2013 il Paese si è retto su coalizioni composite: patti tra partiti di destra e sinistra, coalizioni larghe e strette, fino all’unione nazional-populista con cui si è aperta questa legislatura e la maggioranza di unità nazionale sotto Draghi con cui si è chiusa. La fine anticipata del governo Draghi ha fatto esplodere le contraddizioni di un decennio e fatto saltare la composizione di coalizioni che hanno cercato di tenere insieme partiti moderati e populisti con scarso successo. Una terza Repubblica, ordinata e regolare, non è mai nata. Le istituzioni si sono indebolite e gli unici perni rimasti sono il Quirinale e la Ue. Oggi, pur se in un contesto vagamente bipolare, si chiude la seconda Repubblica. Si apre una fase i cui esiti sono imprevedibili e potenzialmente rischiosi poiché la capacità di autogoverno della classe politica si è sempre più assottigliata. Quanto a lungo può durare un sistema politico incapace di darsi un ordine e mantenere una credibilità interna ed esterna?