Mercoledì 24 Aprile 2024

Senza Draghi non esiste più l’asse a tre

Sofia

Ventura

A pochi mesi dall’insediamento, il governo Meloni sembra non trovare quel riconoscimento internazionale che ritiene di meritare e che, paradossalmente, visto il suo retroterra, cerca invocando più Europa e meno corse solitarie in avanti. In particolare, di Francia e Germania. Come la missione, il 7 febbraio, dei ministri dell’Economia dei due paesi a Washington per discutere di rapporti commerciali, anche a nome dell’Europa. O l’incontro di Macron e Scholz all’Eliseo con Zelensky, prima della sua visita a Bruxelles.

È in particolare con la Francia che i rapporti sono tesi. Dopo l’incidente dell’Ocean Viking i due leader si sono sentiti, i rapporti tra ministri proseguiti e non mancano iniziative nel quadro del Trattato del Quirinale. Tuttavia, Meloni non ha ancora previsto una visita a Parigi e dopo l’incontro dei tre all’Eliseo ha reagito lamentandone l’inopportunità. Con il presidente francese l’intesa non è mai scattata.

Al tempo stesso, oggi l’Italia non è in grado di mettere in discussione quell’asse franco-tedesco che lo stesso Macron vuole rinverdire e che proprio su un sostegno più deciso all’Ucraina trova uno dei suoi elementi. Un sostegno ribadito anche dal governo italiano, che però poggia su una maggioranza ambigua sul punto (al sesto pacchetto di armi all’Ucraina si è arrivati con lentezza), nonostante gli sforzi di Meloni, che sul tema non presenta, comunque, il medesimo slancio di altri leader, forse attenta al suo elettorato poco sensibile alle ragioni di Kiev. Esclusa dalla cena parigina, Meloni non ha nemmeno visto, come a un certo punto annunciato, Zelensky in un bilaterale. Sul dossier della guerra, come su altri (ad esempio gli aiuti di stato) è tornato un asse a due. Quello a tre della foto sul treno non esiste più. Meloni non è Draghi e forse Draghi non era l’Italia, ma le aveva prestato il volto per una parentesi che si è chiusa. Recuperare pare una missione ardua.