Mercoledì 24 Aprile 2024

Schiaffo del sindaco polacco a Salvini "Condanna Putin o non ti ricevo"

Rovinata la due giorni ai confini del teatro di guerra. Il primo cittadino gli porge una maglietta col ritratto dello zar

Migration

di Elena G. Polidori

Altro che "passerella" per accreditarsi come campione della pace e sostenitore dell’accoglienza ai "veri profughi". Matteo Salvini, in Polonia, finisce all’angolo per via di un passato che gli viene messo davanti senza sconti. A sferrare il colpo, assolutamente inatteso, il sindaco di Przemysl. Che prima ha tirato fuori la maglietta con il volto di Vladimir Putin e la scritta "armata russa" sventolata davanti alle telecamere e poi ha infierito a parole: "Ho una cosa che vorrei consegnarle – ha detto rivolgendosi a un leader della Lega disorientato – andiamo insieme al confine con questo regalo per far vedere a tutti cosa sta facendo il suo amico Putin al popolo ucraino: io non la ricevo".

Spiazzato, Salvini ha cercato di recuperare l’irrecuperabile, ma ormai la figuraccia si era consumata: "Io voglio la pace e sono qui per la pace vogliamo fermare la guerra, che va oltre il passato, l’obiettivo è salvare donne e bambini e fermare la guerra", ricordando poi che Putin lo hanno incontrato tutti: "Prodi, Obama, Clinton, Berlusconi. Tutti". Tutto inutile. Qualcuno, poi, ha cercato di affondare ancora il coltello nella ferita fresca chiedendogli una pubblica abiura dell’amicizia con il leader russo. "Certo, è ovvio – ha risposto, sicuro – chiunque condanna la guerra e l’aggressione", ma il nome di Putin non viene pronunciato.

Quindi, via in macchina dritto verso il centro per i rifugiati dove ha twittato: "Ci sono immagini strazianti". Nelle intenzioni del leader della Lega quella a Przemysl, la cittadina dove arrivano i treni da Leopoli e partono quelli con i profughi che vengono smistati nelle città, era solo una tappa della due giorni in terra polacca. Un viaggio per organizzare il trasferimento in Italia dei bambini ucraini – un centinaio entro il weekend e poi altri a seguire – e per definire con le associazioni umanitarie gli aiuti da far arrivare. Per questo era arrivato nella cittadina al confine tra Ucraina e Polonia intorno alle 13, niente grisaglia, ma un giubbotto sportivo pieno di loghi di aziende italiane che hanno destato più di un’ironia su Twitter tra chi si è chiesto se quelle aziende (che non hanno sponsorizzato il viaggio, si sottolinea dalla Lega, ndr), ora si stiano mangiando le mani per l’inevitabile effetto boomerang. Perché Salvini proprio non se lo aspettava quello schiaffo da un sindaco – Wojciech Bakun, un omone di 41 anni che appartiene a ‘Kukiz’ 15’, inizialmente un movimento poi diventato partito, populista e di destra – che era andato anche ad accoglierlo all’arrivo in stazione, stringendogli la mano per poi trasformare l’accoglienza in agguato fino all’affondo: "Io non la ricevo".

Salvini è stata accompagnato da una contestazione al grido di "pagliaccio", "buffone", "mettiti quella maglietta", detto in italiano da parte di due giovani (Sergio Ferri e Marco Salami di Piacenza), ma soprattutto dalle spiegazioni del sindaco: "Ci sono situazioni in cui devi dire la verità dritta in faccia. Oggi era una di quelle situazioni. Nessun rispetto, signor Salvini". Un attacco che, in Italia, ha incassato la difesa di Giorgia Meloni, l’attacco di Matteo Renzi, che ha parlato di "pagliacciate" e quello di Andrea Marcucci, che ha definito "imbarazzante" il rapporto tra Salvini e Putin.