Brindisi, 16 febbraio 2022 - Sara Viva Sorge, l’infermiera morta a San Vito dei Normanni (Brindisi), uccisa in uno schianto dopo il lavoro ieri mattina verso le 6.40, “aveva avuto una settimana pesante, sono andato a controllare: mattina, pomeriggio, pomeriggio, notte e notte. Sì, era stata di turno per due notti di fila. Per noi vuol dire essere in servizio fino alle sei del mattino”.
Infermiera di 27 anni morta in un incidente. "Al lavoro per due notti consecutive" A parlare al telefono è un collega di Sara. La giovane infermiera aveva cominciato a lavorare da appena venti giorni alla Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica, dopo gli studi a Roma dove un giorno le sarebbe piaciuto tornare. Mamma e papà la adoravano. “Entusiasta, solare”, la ricordano in lacrime gli amici. Oggi pomeriggio lo strazio dell’addio, la cerimonia funebre si terrà nella chiesa dell’Immacolata Concezione a San Vito.
Rabbia e dolore
Racconta il collega: “Per domani è stata organizzata un’assemblea sindacale per discutere proprio di questo, i sovraccarichi di lavoro. Abbiamo cominciato a denunciarli un anno e mezzo fa. Se Chiara si lamentava? Non lo so, non lo posso dire. Immagino sia difficile, se non hai ancora esperienza fai fatica a distinguere. Dovrebbero essere i responsabili a pensarci. Invece, e questo è davvero deludente, oggi tra i colleghi c'è stato anche chi si è lamentato perché tutta Italia ha saputo di queste criticità, l’atteggiamento era quasi infastidito. Non è solo la storia di Sara, è quello che sta accadendo in tutta Italia in questo momento. Qualcuno ha osservato, lei tacitamente aveva deciso che le due notti di fila potevano andare bene, non si è rifiutata. Ma non stava a lei decidere se i carichi di lavoro erano eccessivi”.
Covid, zero risarcimenti per i medici morti. Gli eroi sono già dimenticati
La denuncia del sindacato
Conferma Chiara Cleopazzo, sindacalista della Funzione pubblica Cgil di Brindisi: “Siamo arrabbiati. Avevamo scritto, più di una volta. Avevamo aperto un confronto, i carichi di lavoro andavano a pesare sui lavoratori che tornavano a casa sfiniti. Ci sono i documkenti, a parlare. A dicembre, ricordo bene, avevo parlato di minutaggio, c’era proprio una lotta contro il tempo per le singole prestazioni. Anche perché in sanità ci occupiamo di persone. L’azienda si stava mettendo a disposizione per provare a trovare una soluzione”.