Covid, zero risarcimenti per i medici morti. Gli eroi sono già dimenticati

Il Senato boccia l’emendamento per i ristori alle famiglie. Il virus ha ucciso 369 dottori e molti infermieri

Giuseppe Comodo, 68 anni, medico del 118: uno dei medici uccisi dal Covid

Giuseppe Comodo, 68 anni, medico del 118: uno dei medici uccisi dal Covid

Da destra a sinistra li hanno chiamati eroi, in Parlamento si sono riempiti la bocca di elogi nei loro confronti, i paladini della lotta al Covid. Così la politica ha sempre definito in questi due anni di pandemia i medici e gli infermieri in trincea, tra mascherine centillinate durante la prima ondata, ferie e giorni di riposo saltati, la costante degli organici ridotti e, ultima beffa, lo stop, deciso proprio dal Senato, dei ristori ai loro famigliari in caso di morte per infezione da Covid. In 369 dall’inizio dell’emergenza sanitaria, solo per rimanere al computo dei medici, hanno perso la vita uccisi dal virus: coniugi e figli non riceveranno un euro come rimborso.

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ll subemendamento sui ristori, presentato della senatrice Maria Cristina Cantù della Lega, che prevedeva un contributo di 100mila euro per ciascuna famiglia, proposto prima in legge di bilancio e poi in sede di conversione del decreto legge 22121 sulla proroga dello stato di emergenza, è caduto a Palazzo Madama durante la conversione in legge del decreto. Dopo aver incassato il parere contrario della Commissione Bilancio, spiegano dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, è stato, durante la discussione in Aula, ritirato e riformulato come ordine del giorno accolto dal Governo. Come dire, un ristoro si farà, forse, chissà.

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Per il momento fra i camici bianchi regnano delusione e amarezza per quella che considerano un’occasione persa, un segnale di rispetto e riconoscenza mancato. E non si tratta solo di gratitudine negata: vari nuclei familiari sono monoreddito e in difficoltà, afferma il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che annuncia di voler porre la questione sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza. L’obiettivo è quello di riuscire a ripresentare lo stesso emendamento in un altro contesto normativo. Al più presto anche perché lo Smi (Sindacato medici italiani), una delle sigle dei camici bianchi, minaccia le dimissioni di massa o lo sciopero. "Siamo passati dagli applausi all’oblio", è, invece, il commento di Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam, la Cassa previdenziale professionale cui sono iscritti oltre 370.000 medici ed odontoiatri attivi e circa 125.000 pensionati.

"Dispiace che non si siano trovati i fondi per dare un ristoro anche simbolico, oltre che economico, alle famiglie di questi colleghi, medici di famiglia, liberi professionisti, specialisti ambulatoriali, odontoiatri – incalza Anelli –. Famiglie che, in molti casi, sono, insieme alla perdita umana, rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento".

Oltre la metà dei medici deceduti, chiarisce il numero uno dei camici bianchi, "sono infatti dottori di base o comunque non dipendenti del Sistema sanitario nazionale e le loro famiglie non sono dunque indennizzabili da parte dell’Inail in virtù di un regime assicurativo diverso, mentre le famiglie dei sanitari dipendenti dal Ssn potrebbero ricevere un ristoro".

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