Mercoledì 24 Aprile 2024

Sana e il no alle nozze combinate Così i parenti sono stati catturati

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Quattro anni per iniziare un (secondo) processo. Il 20 dicembre, dopo 4 lunghi anni, toccherà all’Assise di Brescia giudicare Mustafa Cheema, 54 anni, e Adnan Cheema, 34, padre e fratello di Sana Cheema, 25enne italo-pachistana morta il 18 aprile 2018 in Pakistan. Era partita, secondo l’accusa attirata in una trappola mortale, per il Paese d’origine dove i maschi di famiglia l’avrebbero strangolata perché non voleva piegarsi a un matrimonio combinato. In Pakistan, dove erano fuggiti ed erano stati arrestati, i Cheema furono processati e assolti, dopo la segnalazione dall’Italia: non fu stata considerata l’iniziale ammissione (ritrattata) del capofamiglia. Per sfuggire al divieto di processarli una seconda volta, la procura generale di Brescia aveva qualificato l’omicidio come politico, "perché puntavano ad annullare i diritti sociali di Sana". Rimasti a lungo irreperibili, i Cheema – sempre liberi – hanno nominato un legale. Che giura siano raggiungibili e pronti al processo.

F. P.