Mercoledì 24 Aprile 2024

Salviamo pure il pianeta ma per davvero

Marcella

Cocchi

Sgombriamo il campo dagli equivoci. Dobbiamo darci una regolata per non trovarci presto come novelli Re Mida ma, ahimè, della plastica. I miei figli sono ‘gretini’, nel senso che assieme a me simpatizzano per Greta Thunberg. Con loro a volte ho pure ripulito i fossi vicino a a casa dai rifiuti non compostabili. Ho visto le foto choc di Anthropocene e mi è chiaro che l’umanità debba tornare a far parte della natura. Ma da aspirante consumatrice ecologista confesso che a volte non capisco. Nello scegliere i piattini per la festa di compleanno dei miei bimbi, ho escluso quelli di plastica al discount ma non sapevo se comprare quelli slavati di plastica biodegradabile, quelli in cui la plastica era indicata in percentuali diverse, o quelli (costosi) di carta decorata.

Applaudo la direttiva Ue che mette al bando i monouso ma mi chiedo se, nel ripulire il pianeta, si possa fare un po’ di chiarezza. L’usa e getta in bioplastica e la carta plasticata, ad esempio, sono salve per ora. Dettaglio non irrilevante per l’Italia, leader nel settore del biodegradabile. Laddove però non esistano alternative alla plastica, si legge che il divieto decade. Dunque? Poiché la maggior parte (il 47%) dei rifiuti di plastica viene dagli imballaggi, il timore è che ognuno di noi continuerà ad avere ingombranti sacchi dell’immondizia non smaltibili. Più del 60% degli 11 miliardi di bottiglie immesse al consumo in Italia ogni anno non vengono riciclate, tanto per fare un esempio. Altro che bando per cannuccine e bastoncini di palloncini. Post scriptum: ci occupiamo anche dello smaltimento delle mascherine?