Giovedì 25 Aprile 2024

Roma, Zingaretti verso il no al Pd "Teme la macchina del fango"

Continua il pressing di Letta ma il presidente del Lazio è orientato a non accettare: si vira su Gualtieri?

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di Ettore Maria Colombo

"Il Principe Amleto (alias Nicola Zingaretti, ndr) ha cambiato idea di nuovo", sbotta un big dem. Avrebbe deciso di non candidarsi più a sindaco. Sarebbe preoccupato, l’ex segretario, per i dossier ‘avvelenati’ che la Raggi già promette di sfornare contro la sua gestione del Lazio (concorsopoli, ecc.) e per una campagna elettorale che finirebbe per ‘sporcare di fango’ una persona mite come lui e, soprattutto, oggi beniamino di laziali e romani per come ha affrontato bene pandemia e vaccini. Infine, ci sarebbero i classici ‘motivi personali’: l’ostilità della famiglia, le preoccupazioni per cinque anni da far tremare i polsi guidando Roma.

E così, non solo il Nazareno, ma anche il Pd locale, quello romano e laziale, torna in ambasce. Ovviamente, il Pd ha la carte di riserva: è pronto a ritirare fuori dalla naftalina la candidatura dell’ex ministro all’Economia (ma storico di mestiere e poco noto, a Roma) Roberto Gualtieri. Un eterno candidato a sindaco, Gualtieri. Lui "è pronto e non vede l’ora", ripetono i suoi, ma mangia polvere da mesi. Prima è stato stoppato da Letta in persona. Poi dalle lungaggini per approvare il regolamento delle primarie: si terranno il 20 giugno, l’ultimo tavolo di confronto era ieri notte per stabilire le famose regole del voto (per lo più on-line, più i gazebo all’aperto). Infine, dalle indecisioni di Amleto-Zingaretti. Tanto che il povero Gualtieri ha, da settimane, prenotato la canonica intervista a Repubblica per auto-lanciarsi, ma continua a tenerla nel cassetto: ora pare che, per domani, potrebbe anche uscire.

Certo è che se davvero Nicola Zingaretti, nonostante il fortissimo pressing del Nazareno, dovesse gettare la spugna e restare dov’è, e cioè in Regione, fino al 2023 – quando potrebbe, finito il mandato, candidarsi a un seggio alle Politiche – la scelta di Gualtieri sarà vissuta come un ripiego. E, in una competizione serrata, dura, pesante, come quella che vede la sindaca, Virginia Raggi, già in campo e in giro per la città (nelle periferie), come pure è in campo il centrista Carlo Calenda, Gualtieri rischia di non arrivarci neppure al quasi sicuro, a quel punto, ballottaggio. Specie se il centrodestra, a oggi ancora orbo di candidato, dovesse appena appena trovarne uno di livello.

Un big dem romano, poi, recita una ovvietà, cioè che "Enrico (Letta, ndr) può permettersi molte cose, ma non può permettersi di perdere Roma". Ecco perché il Nazareno spinge, da settimane, a che Zingaretti sciolga la riserva e si candidi. Il problema, però, non è solo lasciare a metà il lavoro fatto dal governatore in Regione Lazio. I dubbi amletici Zingaretti non li nutre di certo per i sondaggi (vincerebbe, e contro ogni avversario) e neppure per il timing delle eventuali dimissioni da governatore. "Checché ne dicano Calenda, Gasparri e altri, che neppure conoscono la legge, non vi è incompatibilità a che un governatore possa correre da sindaco", spiegano al Nazareno. Ma, al di là dell’opportunità politica, i problemi sono altri. Il gioco a incastro, con l’alleato M5s, è di non facile soluzione: chi dovrebbe candidare a governatore l’alleanza giallorossa in base al patto che ora regge la Regione, quello Pd-M5s-LeU? Un esponente dei 5Stelle (la Lombardi) o del Pd (l’assessore D’Amato)? Luigi Di Maio, da un lato, e Francesco Boccia dall’altro ci stanno lavorando sopra, ma la quadra non è stata trovata. Ma il timore di Zinga – che ha letto le righe al vetriolo contro di lui vergate da Marco Travaglio sul Fatto quotidiano – è di finire in mezzo alla ‘macchina del fango’. E così, ‘largo a Gualtieri’. Volente o nolente, il Nazareno gli tirerà la volata.