Mercoledì 24 Aprile 2024

Riforme istituzionali, dal presidenzialismo al premierato. Cosa c’è in ballo: 4 ipotesi

Ogni formula presenta pro e contro, le riforme istituzionali devono essere calate nella realtà dei fatti. Le strade percorribili in Italia: semipresidenzialismo (ma dovremmo cambiare tutto) o cancellierato

Oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra le opposizioni per confrontarsi sulle riforme istituzionali. Diversi sono i modelli dei quali si discute.

Presidenzialismo

Innanzitutto, il presidenzialismo, secondo l’esempio degli Stati Uniti. Qui Presidente e Congresso sono eletti direttamente e separatamente e nessuna delle due istituzioni può porre fine all’altra. Il sistema poggia sulle abilità del Presidente e sulla possibilità di interlocuzione con partiti non particolarmente disciplinati che rendono possibili, perciò, maggioranze variabili. Se così non fosse, il presidenzialismo sarebbe bloccato dalla sua potenziale rigidità. Infatti, a differenza di quanto spesso creduto, si tratta di un sistema dai tanti veti. Si pensi alle difficoltà di Franklin Delano Roosevelt con il New Deal. Le conseguenze di una sua importazione sarebbero paradossali.

Semipresidenzialismo

C’è poi il semipresidenzialismo alla francese. Il sistema è più flessibile: il Presidente eletto direttamente può sciogliere l’Assemblea Nazionale ed esiste un governo legittimato da quest’ultima. Tuttavia, il sistema funziona in “deroga“ alla Costituzione del 1958 e secondo pratiche legate all’esperienza presidenziale da Charles de Gaulle in poi. Tradurre questa realtà di fatto è difficile e richiederebbe una riorganizzazione radicale del nostro sistema. Inoltre, nell’era della spettacolarizzazione della politica e della crisi dei partiti, l’elezione diretta ha espresso tutto il suo potenziale plebiscitario e destrutturante. Emmanuel Macron lo dimostra: un abile outsider conquista la presidenza contribuendo a “scassare“ il sistema dei partiti, per poi asserragliarsi all’Eliseo una volta calata la sua popolarità. I meriti del modello nel passato, in un contesto più strutturato, non possono nascondere i problemi che produrrebbe oggi.

Presidenzialismo, la posizione dei partiti
Presidenzialismo, la posizione dei partiti

Premierato

C’è poi il cosiddetto “premierato“: l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il pensiero va all’esperienza in Israele negli anni Novanta, dove l’elezione diretta del premier, introdotta per stabilizzare il governo, produsse effetti opposti. Tra le cause è stata indicata la mancata riforma elettorale: ad esempio, l’assenza di premi di maggioranza. Tuttavia, un premio del genere (che unito all’elezione diretta del premier richiama il Sindaco d’Italia à la Renzi) introdurrebbe una distorsione radicale delle preferenze degli elettori (maggioranze relative a livello nazionale gonfiate per diventare assolute), senza nemmeno legarle a una dimensione territoriale del voto, come nei sistemi anglosassoni. Peraltro, maggioranze così formate, probabilmente raccogliticce, potrebbero facilmente disgregarsi.

Cancellierato

Infine, vi è il cancellierato: un sistema parlamentare che, come in Germania, prevede forme di rafforzamento dell’esecutivo, come la sfiducia costruttiva e in generale norme che premiano Camere in grado di produrre maggioranze e attribuiscono centralità al Cancelliere. Si tratta del modello più prossimo a noi e quello che, per essere imitato, richiederebbe minori interventi. Proprio per questa prossimità, il cancellierato meriterebbe di essere preso in considerazione. Anche perché i margini di manovra per innovazioni istituzionali in un contesto politico così polarizzato non sono ampi.

Anche se tutti gli attori in gioco dovrebbero ricordare due cose. Innanzitutto, che il sistema politico è fatto di regole istituzionali, ma anche di partiti, e se questi non assolvono alle loro funzioni il sistema continuerà a zoppicare. In secondo luogo, che le scelte sul sistema istituzionale dipendono sì dalla visione politica dei decisori, ma non possono prescindere dalla concretezza del suo funzionamento, che deve essere conosciuto e non può essere ridotto a slogan. Perché in questo caso è meglio lasciar perdere.