Venerdì 26 Aprile 2024

Regalo razzista Il campione sotto choc "Una banana marcia in dono dai compagni"

Sfogo del nazionale italiano di rugby Traoré: non ho dormito la notte "Ci siamo scambiati pacchi anonimi. Molti hanno riso, che vergogna". Poi le scuse. È l’ennesimo caso nello sport: da Dani Alves a Boateng

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di Alessandro Belardetti

"Sta arrivando Natale e come da tradizione in squadra è il momento del Secret Santa. Un momento conviviale e scherzoso. Un momento dove ti puoi permettere di fare regali anonimi ai tuoi compagni, di quelli anche pungenti, ironici. Ieri, quando è stato il mio turno, all’interno del mio regalo ho trovato una banana. Una banana marcia, dentro un sacchetto dell’umido". Uno scherzo di pessimo gusto, indirizzato al pilone del Benetton Treviso, nazionale azzurro di origine guineana, Cherif Traoré, che non ha gradito e ha denunciato su Instagram come gesto razzista. Il suo commento è stato accompagnato da un’immagine totalmente nera.

"Oltre al fatto di reputare il gesto offensivo – scrive Traoré –, la cosa che mi ha fatto più male è vedere la maggior parte dei miei compagni presenti ridere. Come se tutto fosse normale. Sono abituato, o meglio, mi sono dovuto abituare, a dover fare buon viso a cattivo gioco ogni volta che sento battute a sfondo razzista, per cercare comunque di non inimicarmi le persone vicine. Ieri è stato diverso però. Fortunatamente – puntualizza – alcuni compagni, soprattutto stranieri, hanno cercato di supportarmi. Fuori dall’Italia un gesto come questo è condannato gravemente anche all’interno di piccole realtà, e questa volta voglio dire la mia. Non ho dormito tutta la notte". E la memoria torna al 2014, quando un tifoso del Villarreal durante la sfida col barcellona, gettò una banana contro il calciatore brasiliano Dani Alves, che poi mangiò il frutto, sotto l’occhio delle telecamere, dando il via a uno spot anti razzismo che ha fatto il giro del mondo. Quel tifoso venne identificato e arrestato. Nei mesi scorsi aveva fatto scalpore il caso di Paola Egonu, filmata nella finalina dei Mondiali di volley da un tifoso mentre si lamentava col suo procuratore del modo in cui viene trattata e del razzismo che subisce. "Non puoi capire, è stancante. Mi hanno chiesto addirittura perché sono italiana". Poi Egonu sembra dire di non voler più giocare con la Nazionale. Eclatante fu l’uscita dal campo di Kevin Boateng del Milan, dopo ’ "bu" dagli spalti nell’amichevole con la Pro Patria.

Prima di loro un esercito di sportivi stranieri nel mirino, in tutto il mondo, fino al gestaccio contro Traorè, che prosegue così nel suo urlo social: "A questo Secret Santa erano presenti anche ragazzi giovani, di origini diverse. Ho deciso di non stare in silenzio questa volta, per fare in modo che episodi come questo non succedano più per evitare che altre persone si ritrovino in futuro nella mia situazione attuale. E sperando – conclude – che il mittente impari una lezione". Dallo scherzo ha preso subito le distanze anche il Benetton Rugby, che in una nota ha voluto ribadire "di aver sempre condannato con la massima fermezza ogni espressione di razzismo o forma di discriminazione. Non fanno parte della nostra cultura e non rappresentano la nostra identità e i nostri valori". I giocatori biancoverdi, chiamati a rapporto dalla società dopo il caos mediatico, hanno chiesto scusa a Traoré, che ha accettato di perdonarli. Sono intervenuti anche la Federazione rugby e il sindaco di Treviso, Mario Conte, che condanna il gesto.

Non è la prima volta che il mondo del rugby viene scosso dal razzismo. È il caso di Maxime Mbandà, azzurro delle Zebre di Parma, figlio di un congolese e di un’italiana: fu insultato da un automobilista a Milano con un "negro di m... tornatene nel tuo Paese", e poi nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Mattarella per il suo impegno di volontariato durante la pandemia. Una punizione esemplare toccò nel 2019 a Umberto Casellato, allenatore del Femi Cz Rovigo, squalificato otto settimane per aver apostrofato come "negro di m..." un giocatore rivale in un match di Coppa Europa. Durante il periodo di stop, Casellato allenò una squadra amatori di immigrati africani.