Mercoledì 24 Aprile 2024

Sondaggio, un italiano su tre tentato dal razzismo

Il 34% discrimina in vari modi chi non è bianco. Dieci anni fa erano solo 7 su 100

Una ragazza bacia il fidanzato senegalese

Una ragazza bacia il fidanzato senegalese

Roma, 24 febbraio 2019  - Dieci anni fa, nel 2009 il tasso di razzismo" in Italia era del 7%. Cioè 7 cittadini su 100 ritenevano che la razza bianca fosse superiore a quella nera. Nel 2019 tale percentuale è più che raddoppiata arrivando al 18%. Questa però è solo la quota di quanti ‘ideologicamente’ si dichiarano razzisti. C’è da aggiungere quelli che, pur non definendosi segregazionisti, nella realtà mettono in atto comportamenti sociali che fanno il verso al razzismo, o almeno ad una marcata intolleranza verso il colore della pelle. 

In pratica c’è una ulteriore quota pari al 16% di italiani che pur non ritenendo la razza bianca superiore a quella nera, assume atteggiamenti chiaramente discriminatori nei confronti di chi ha la pelle di colore diverso. Pertanto se si considerano, sia quelli che ideologicamente ritengono la razza bianca superiore (18%), sia coloro i quali discriminano gli uomini in base al colore della pelle (pur non dichiarandosi razzista), si può affermare che il tasso di razzismo in Italia è del 34%. È chiaro che la consapevolezza di autodefinirsi razzista fa la differenza. 

Infatti, chi discrimina i neri e non si dichiara razzista adduce che questo comportamento è condizionato dal fatto che percepisce un senso di insicurezza, di pericolo, quando è obbligato ad avere a che fare con una persona dal colore nero della pelle. Insomma è come se potessimo dividere il 34% di italiani ‘intolleranti’ in due sottogruppi, quasi di pari valore numerico: una metà si professa razzista convinto", quindi ispirandosi a teorie politico-sociali dei secoli scorsi, l’altra metà, invece, ha semplicemente paura delle persone nere in quanto nel loro immaginario sono portatori di violenza, quindi per questi prevale un problema culturale più che ideologico e politico in senso stretto. Per misurare in maniera più approfondita il tasso di razzismo, l’Istituto demoscopico Noto Sondaggi ha condotto una ricerca focalizzando l’attenzione non solo sulla autodichiarazione o meno di essere razzista, ma soprattutto nel testare il comportamento della popolazione in relazione alle interazioni sociali che ci possono essere con chi ha la pelle nera.

Il 44% dei genitori non sarebbe contento se suo figlio/a avesse un marito o fidanzato nero, la percentuale sale al 52% se si analizza l’ipotesi di essere nonni di un bambino mulatto. In questo caso è interessante interpretare l’opinione in quanto la negatività è dovuta soprattutto al convincimento che un bambino nero o mulatto in Italia potrà essere discriminato rispetto a un coetaneo bianco. In questa affermazione ci sarebbe da comprendere quanto peso abbia la convinzione che possa essere un indicatore sociale negativo essere nonni di un bambino nero o mulatto. 

Pensando alla scuola il tasso di razzismo rimane ancora elevato. Infatti il 38% dei genitori ritiene che sarebbe meglio non avere nella stessa classe ragazzi bianchi e neri. Anche in questo caso è curioso analizzare i convincimenti di questa affermazione in quanto la motivazione prevalente è che un ragazzo nero ha un percorso scolastico e un livello culturale diverso rispetto a un alunno italiano. Altro elemento critico è rappresentato dall’eventuale ipotesi di poter scegliere tra un medico di pelle bianca e un nero: in questo caso ben il 62% opterebbe per il dottore con la pelle bianca. L’intolleranza diminuisce quando si passa dai rapporti personali a quelli di lavoro, ma comunque rimane elevata. Scende al 25% la quota di quelli che preferirebbero non avere nell’ambiente lavorativo persone con la pelle nera, così anche solo al 20% darebbe fastidio se un proprio vicino di casa fosse un nero. 

* Il sondaggio, realizzato da Noto Sondaggi per Quotidiano nazionale, è stato condotto il 23 febbraio  2019 su un campione di mille persone, con metodo Cawi