Giovedì 25 Aprile 2024

Razzi su Tel Aviv: è guerra Israele-Hamas

Colpito un oleodotto, chiuso l’aeroporto internazionale e sinagoghe in fiamme. Raid aerei dello Stato ebraico sulla Striscia di Gaza

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di Giampaolo Pioli

Gli scontri si infittiscono e il rischio di una nuova intifada si fa sempre più vicino. Ieri tre donne israeliane sono morte sotto i razzi di Hamas. Il numero delle vittime civili palestinesi è salito a 29, compresi 10 bambini, mentre tra i miliziani di Hamas ci sarebbero altri 20 guerriglieri uccisi. Il premier Benjamin Netanyahu ha promesso "un risposta militare sempre più forte", incurante degli appelli internazionali che sono arrivati al governo israeliano dall’Europa e dagli Usa. E ora, con le sirene d’allarme suonate non solo a Gaza, ma anche a Tel Aviv, Gerusalemme e Cisgiordania, il rischio del riaprirsi di un nuovo focolaio medio-orientale è reale. L’appello dell’Onu, in serata: "Fermate immediatamente il fuoco".

L’aviazione israeliana e l’esercito hanno bombardato abitazioni ritenute occupate dai capi delle milizie di Hamas. Diversi palazzi abitati da civili sono crollati, mentre l’esercito si è messo in stato d’allarme pronto anche ad una vera rioccupazione dei territori palestinesi a Gaza dai quali sono stati lanciati più di 520 razzi in meno di due giorni.

Hidai Zilberman, portavoce dell’aviazione israeliana, conferma che oltre 80 caccia bombardieri hanno colpito più di 356 bersagli. Le forze di Israele hanno inoltre annunciato di aver scoperto e colpito anche numerosi tunnel segreti palestinesi che portavano in territorio israeliano.

Ad Ashkelon la notte è stata illuminata dalla scia dei razzi palestinesi. Hamas con la sua pioggia di missili che ha colpito anche un oleodotto ha voluto dimostrare di essere il difensore militare dei territori palestinesi e fino a questo momento non è arrivato alcun segnale per un cessate il fuoco in tempi brevi. I bombardamenti che hanno raggiunto Tel Aviv – per i quali l’aeroporto internazionale Ben Gurion ha sospeso il traffico aereo – sono la dimostrazione che l’escalation potrebbe essere solo all’inizio, mentre le autorità israeliane hanno richiamato in servizio decine di migliaia di riservisti. A Lod e Ramie, cittadine miste nel centro d’Israele, sono state date alle fiamme negozi e sinagoghe da manifestanti arabi. "Una nuova notte di cristalli", l’ha definita così il sindaco di Lod, Yair Revivo.

L’Egitto ha tentato ripetutamente di mettersi in contatto col governo israeliano per chiedere una diminuzione della risposta militare, ma gli uomini di Netanyahu hanno risposto con indifferenza ignorando l’appello.

Nella striscia di Gaza la popolazione palestinese ha avuto solo una manciata di secondi di tempo per buttarsi nei rifugi quando sono scattate le sirene d’allarme che preannunciavano i bombardamenti dei jet con la stella di David. Stessa situazione da Tel Aviv ad Ashkelon con la popolazione che ha cercato protezione nei bunker fortificati.

Sia Hamas che Israele hanno dichiarato di non volere la guerra ma la miccia accesa con la tentata espulsione di una decina di famiglie palestinesi dalle loro case a Gerusalemme est per assegnarle ai coloni ha fatto scattare un detonatore dalla potenza devastante. Non è esattamente il piano di pace che Donald Trump era convinto di avere già in tasca quando il presidente americano ha riconosciuto Gerusalemme come capitale israeliana. La Casa Bianca continua a sostenere la soluzione dei due Stati ma le condizioni sul terreno si fanno sempre più difficili.