Mercoledì 24 Aprile 2024

Rapina di Lanciano, le vittime: "Resta il dolore fisico, vogliamo dimenticare"

Stamane udienza preliminare per i rapinatori rumeni. Rito abbreviato e tutto rinviato al 30 settembre

Niva Bazzan e il marito Carlo Martelli

Niva Bazzan e il marito Carlo Martelli

Lanciano (Chieti), 24 giugno 2019 - L’avevano già fatto capire una settimana fa: “Non abbiamo preso un avvocato e non andremo in tribunale, nessuna richiesta di risarcimento”, avevano dichiarato. Niva Bazzan e Carlo Martelli, 69 anni, hanno deciso di non costituirsi parte civile. Potevano farlo anche stamane, quando in un tribunale blindato a Lanciano si è tenuta l’udienza preliminare per la rapina di settembre, un incubo durato ore, dalle 4 di domenica 23. Alla sbarra sette rumeni; tutti hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che si tradurrà in uno sconto di pena. Il giudice ha fissato al 30 settembre l’inizio della discussione. Quello di oggi è stato semplicemente un passaggio tecnico. Una tappa in sordina. Anche perché i riflettori sulla macelleria di Lanciano, dopo il clamore iniziale, si sono spenti presto, quando le indagini lampo di polizia e carabinieri hanno consegnato alla giustizia i sette rumeni. Sei sono accusati di rapina aggravata, sequestro di persona, lesioni gravissime; il settimo di favoreggiamento. Il colpo era stato efferato e pulp, l'Italia era rimasta sconvolta: lui pestato a sangue, è svenuto sotto i colpi dei banditi, che gli hanno rotto una vertebra cervicale; lei è stata seviziata, uno dei rapinatori le ha tagliato l’orecchio destro con una roncola. “Oggi sono peggiori i danni fisici di quelli morali - è l'autodiagnosi di  Martelli, medico, presidente e fondatore dell’Anffas –. Non ci siamo costituiti parte civile perché siamo convinti che non serva a niente ma soprattutto non c’interessa psicologicamente. Non vogliamo rischiare di dover riconoscere in futuro tra la gente persone che ci hanno violentato. Cosa ci aspettiamo? Da come parte, sarà più lunga di quel che si pensava. Siamo certi che avremo una giustizia giusta. Ti vedono tutti che passi col rosso e fai del male e poi vieni assolto? Non credo”. All’epoca aveva dichiarato, una pistola mai. E' sempre della stessa idea? “Assolutamente sì - non ha dubbi -. Anzi, se uno mi dicesse che acquista un'arma avrei paura, non lo andrei neanche più a trovare... Se un delinquente ti vuole attaccare, è più bravo lui, si prepara". Ripensando alla violenza cieca. “Credo fosse un principio, d’altronde io ho visto una luce e sono svenuto. Mi hanno macellato, senza un motivo valido. Quindi vuol dire che era una tecnica studiata”. Resta anche un dubbio: “Gli è andata troppo liscia - ripensa il medico –. O erano in casa da prima o c’erano stati in un altro momento. Per uno come me che si sveglia per qualsiasi rumore e ci sente bene... Alle tre di notte mi ero alzato per riattaccare la corrente che si era staccata”. Restano i dolori. La moglie ha problemi di udito e al collo; Martelli è ancora sofferente e confida: “Per fortuna non ci è stata l’emorragia in quel momento. Psicologicamente siamo fuori, fisicamente ancora no”. Alla fine, di tutta questa storia colpisce l’umanità e la civiltà delle vittime, l’assenza di ogni parola scomposta, del minimo risentimento. Resta ferma, però, la richiesta di giustizia: “Devono pagare per quel che hanno fatto, perché una cosa del genere non accada mai più”, ha sempre ripetuto Niva Bazzan.