di Roberto
Giardina
I tre partiti al governo (verdi, liberali e cristianodemocratici) ai ferri corti per il gas. Sotto accusa il vice cancelliere e ministro all’Economia e al Clima, il verde Robert Habeck. Il ministro alle Finanze, il leader liberale Christian Lindner, voleva cancellare l’iva al 19% sul gas, ma Bruxelles ha bloccato la manovra, e si è dovuto limitare a ridurre l’imposta al 7%. Habeck ha offerto un aiuto alle società produttrici di energia di 2,4 cent a kilowattora, ma ha compiuto un grave errore. L’aiuto pubblico avrebbe dovuto salvare le piccole imprese che rischiano di fallire a causa delle bollette, che in certi casi saranno complicate, e invece non ha posto limiti.
Dodici società energetiche hanno avanzato richieste che avrebbero comportato per lo Stato un’uscita di almeno 34 miliardi di euro. Ma non sono in pericolo, rischiano solo di vedere ridotti i loro utili. Liberali e socialdemocratici hanno posto un ultimatum a Habeck che ha fatto marcia indietro. Gli aiuti andranno solo a chi è in difficoltà. Ma intanto si è perso tempo prezioso, e Habeck non assicura che le forniture di gas saranno sufficienti a superare l’inverno, anche se attualmente le riserve sono state portate all’83% della capacità massima. Le tre centrali nucleari resteranno in funzione per tutto il prossimo anno, e si tornerà anche a sfruttare il carbone. Ma non basterà. E i privati? Ieri il governo ha votato un aiuto anche per le famiglie, 300 euro una tantum, per compensare in parte l’aumento dei trasporti provocato dal rincaro dell’energia. Ma non andranno a tutti, solo alle categorie più deboli, pensionati al minimo, lavoratori con un reddito basso. L’aiuto costerà 18,8 miliardi. Habeck ha un piano che dovrebbe assicurare un risparmio del consumo di gas del 15%. Le case private dovrebbero limitare il riscaldamento a 20 gradi. Negli uffici e nelle fabbriche basteranno 19 gradi per chi lavora seduto. Le insegne pubblicitarie dovranno rimanere spente.