Mercoledì 24 Aprile 2024

Putin scatena la guerra del grano Allevatori in ginocchio, Sos prezzi

Il report di Coldiretti: importiamo la metà del fabbisogno di mais per l’alimentazione degli animali. I riflessi su pane, pasta e olio di semi. La Turchia e l’Onu trattano con Mosca per far ripartire l’accordo

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di Alessandro Farruggia

C’è la possibilità che i turchi e l’Onu riescano a convincere la Russia a non bloccare l’accordo sul grano. Il ministro della difesa turco sta parlando con Mosca e Kiev. E la Russia ha confernato che prossimamente ci saranno colloqui. L’eventualità di riprendere l’accordo non è del tutto esclusa. "Si può valutare il ritorno della Russia all’accordo per l’export di grano dal Mar Nero – ha affermato il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko – ma solo dopo che tutte le circostanze dell’attacco di ieri alle navi della flotta del Mar Nero saranno chiarite: la Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu con questo problema al centro". "Al momento – ha ricordato – la Russia ha annunciato la sospensione della partecipazione all’accordo, non il ritiro". Il tema è di fondametale importanza per i paesi del Medio Oriente e dell’Africa (destinatari del 30% delle spedizioni) ma anche per paesi come l’Italia che ogni anno importano 1.2 milioni di tonnellate di mais, grano tenero e duro, olio di semi di girasole e soia dall’Ucraina.

Attualmente, secondo i dati delle Nazioni Unite, aggiornati a l’altroieri, ci sono 129 navi mercantili che hanno caricato e sono partite dall’Ucraina ma non hanno ancora effettuato la prevista ispezione a Istanbul (95 sono in vaggio e 34 di loro sono giunte ma sono ancora in attesa di ispezione, e quindi restano per ora bloccate). Tra queste ci sono 12 navi dirette in Italia, che portano nelle loro stive un totale di 148.810 tonnelate di prodotti agricoli. E cioè 100.330 di mais, 17.700 di grano, 22.380 di olio di girasole e 8.400 di soia. "Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto – osserva la Coldiretti – per la forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali".

"L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili – prosegue Coldiretti – è il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle. L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021".

Gli ucraini danno dati leggermente diversi rispetto a queli delle Nazioni Unite. "Dato che, al 30 ottobre, la parte ucraina non ha il permesso del Centro di coordinamento congiunto di passare attraverso corridoi sicuri, vi sono 218 navi bloccate nelle loro posizioni", ha spiegato il ministero delle Infrastrutture di Kiev. Di queste navi, viene spiegato, "95 sono cariche, hanno lasciato i porti ucraini e sono in attesa delle ispezioni per procedere. Altre 101 navi vuote attendono le ispezioni per tornare nei porti ucraini, mentre 22 navi cariche aspettano di partire dai porti ucraini".

I turchi sono (molto cautamente) ottimisti. "Per risolvere la questione e continuare l’iniziativa sul grano, che è stata portata avanti con successo in coordinamento con l’Onu – dicono – il ministro della Difesa Hulusi Akar continua a negoziare. Nel frattempo le ispezioni delle navi inpirto a Istambul proseguiranno". Riallacciare i fili non sarà facile. Il ministero russo della Difesa accusa Kiev di aver usato i “corridoi del grano”, e forse anche una nave per il trasporto di prodotti alimentari, per l’attacco. Improbabile, e non a caso i russi non forniscono prove delle loro supposizioni. Ma un punto di caduta per far ripartire l’accordo è probabilmente dare assicurazioni ai russi che non ci saranno più attacchi ucraini su Sebastopoli. A questo lavorano i turchi che hanno sentito anche il ministero della difesa ucraino.