Mercoledì 24 Aprile 2024

Pubblico-privato L’alleanza che cura tutti

Franca

Ferri

Da una parte ci sono i farmaci che costano migliaia di euro e che il paziente non paga, dall’altra le liste d’attesa infinite per una visita, una tac, una risonanza, esami che potrebbero rivelare un tumore in fase iniziale e diventare dei veri salvavita. Da una parte i centri di eccellenza, gli interventi e le terapie all’avanguardia, dall’altra la difficoltà a trovare un nuovo medico di base quando chi ci ha seguito per anni va in pensione, o le attese infinite al pronto soccorso. Il fascicolo sanitario? Sì, fa risparmiare tempo e burocrazia, ma sopratutto per gli anziani non è sempre così facile da utilizzare. E poi ci sono le differenze territoriali, i viaggi della speranza per curarsi (quasi sempre, dal sud verso gli ospedali del nord Italia), gli interventi “non urgenti“ rinviati per mesi e mesi un po’ ovunque.

Insomma, la sanità pubblica italiana oscilla continuamente tra splendori e miserie, e il cittadino ha sempre più spesso la percezione che il lato oscuro sia dominante e che essere curati adeguatamente diventi (anche) una questione di fortuna, e non un diritto garantito dalla Costituzione.

Che fare? Tenerselo comunque stretto, questo Servizio Sanitario Nazionale nato nel 1978, ministro della Sanità Tina Anselmi. Tenerlo e migliorarlo, renderlo più efficiente, con tempi di risposta più veloci e più uniformi sul territorio. Migliorarlo e integrarlo, perché no, con la sanità privata, con forme di convenzione col servizio pubblico per non escludere nessuno: non è un caso che la nostra Costituzione parli espressamente di garantire “cure gratuite agli indigenti“. Abbiamo già dimenticato l’ondata di affetto e stima collettiva dei primi mesi del Covid, per questo dobbiamo ridare ai medici e a tutto il personale sanitario il rispetto (e gli stipendi) che meritano. Perché quando serve, sono loro a fare il lavoro più importante del mondo: quello di salvarci la vita.