Mercoledì 24 Aprile 2024

Preti di strada e frati: ecco i nuovi cardinali

Il Papa annuncia la creazione di 13 porporati: premiati gli italiani. Tra i sei connazionali il successore di Becciu e Gambetti

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di Giovanni Panettiere

Papa Francesco rimette mano al collegio cardinalizio e, senza rinnegare la sua proverbiale attenzione alle periferie del pianeta, stavolta strappa un sorriso anche alla Chiesa italiana. Quella uscita piuttosto malconcia dalle ultime dispense di berrette rosse. Al termine dell’Angelus di ieri, in cui ha dato sostanza al mandato evangelico dell’amore per il prossimo, fatto di "vicinanza, ascolto e cura per l’altro", Bergoglio ha annunciato per il 28 novembre il suo settimo concistoro ordinario nel quale saranno creati tredici cardinali (nove gli elettori, quattro gli over 80). Praticamente veste tricolore la metà dei neo porporati (sei) dopo che nei tre ultimi concistori erano stati premiati appena cinque italiani su 32 nuovi principi della Chiesa.

I futuri cardinali nostrani sono Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e fra Mauro Gambetti, custode del Sacro convento di Assisi. A questi se ne aggiungono altri tre, non elettori: il nunzio apostolico Silvano Tomasi, il predicatore della Casa pontificia, Raniero Cantalamessa, e il parroco capitolino, Enrico Feroci, per anni indefesso direttore della Caritas di Roma. Se quello di Cantalamessa, frate cappuccino 86enne, è il nome più noto al grande pubblico in Italia, complice la sua conduzione di programmi tv a tema religioso, la berretta rossa a Semeraro (classe 1947, unico curiale fra i 13, insieme al segretario del Sinodo, il maltese Mario Grech) è il culmine di una carriera ecclesiastica che in meno di un mese ha registrato un’accelerazione dirompente.

Da vescovo di Albano laziale e membro del C9 a successore alle Cause dei santi del controverso cardinale Angelo Becciu (indagato per peculato in Vaticano) fino all’ingresso in Conclave. Cinquantasei anni, Lojudice, invece, rispecchia il profilo del vescovo con l’odore delle pecore, caro a Francesco: attenzione al sociale (anche in una roccaforte della finanza quale Siena) ed empatia col popolo. Accostato da più parti al cardinale bergogliano Matteo Zuppi, entrambi sono stati vescovi ausiliari di Roma e in tempi diversi non si sono tirati indietro nel fare memoria della parabola ecclesiale di dom Giovanni Franzoni, padre conciliare, ridotto allo stato laicale negli anni ’70 per l’adesione al Pci e poi dimenticato. Chi incarna nel suo ministero l’ultima enciclica del Papa, Fratelli tutti, ispirata al Poverello dì Assisi, è fra Gambetti, 55 anni. Una laurea in Ingegneria meccanica prima della decisione di seguire le orme di San Francesco. E diventare cardinale, "scherzo da Papa", ha ironizzato a caldo.

Con l’annuncio di ieri, entreranno in Cappella Sistina anche il primo cardinale afroamericano, l’arcivescovo di Washington, Wilton Gregory, e l’ordinario di Kigali, in Ruanda, Antoine Kambanda, la cui famiglia è stata decimata durante la guerra civile. Le altre berrette rosse andranno a Jose Advincula (Filippine), Celestino Aòs Braco (Cile), Cornelius Sim (Brunei) e al messicano Felipe Esquivel che non sarà elettore. Dal 28 novembre saranno così 128 gli alti prelati chiamati a scegliere il dopo Bergoglio (nel frattempo andrà in pensione l’americano Wuerl).

A suo modo, volente o nolente, con l’annuncio del concistoro il Papa manda anche un messaggio chiaro a quei porporati che lo hanno criticato per l’apertura alle unioni civili gay. Tre dei neo cardinali elettori incoraggiano una pastorale omosessuale. Si tratta di Semeraro, nella cui ex diocesi di Albano da anni s’incontrano i credenti Lgbt italiani; Gregory e Grech, sostenitori del gesuita gay friendly, James Martin. I conservatori Mueller e Burke sono avvertiti.