Venerdì 26 Aprile 2024

Pressing alleato su Biden per restare Ma i talebani: via subito o la pagherete

Il nuovo regime annuncia ritorsioni se non verrà rispettato il d-day del 31 agosto. Johnson: "Serve più tempo"

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di Giampaolo Pioli

Se gli americani dovessero continuare a restare in Afghanistan dopo il 31 agosto, "reagiremo perché sarebbe una nuova occupazione. Non ci sarà nessun governo fino a quando l’ultimo soldato statunitense non avrà lasciato il Paese". L’ultimatum dei talebani mette in difficoltà Joe Biden, vincolato da una scadenza capestro che gli alleati vogliono fargli rimandare. Ieri, infatti, il premier inglese Boris Johnson ha telefonato alla Casa Bianca chiedendo e ottenendo più tempo per l’evacuazione. Del resto, proprio Johnson ha organizzato il G7 straordinario di oggi, per cercare una linea comune. Il limite invalicabile del 31 agosto, dunque, non pare più tale. Il pressing sulla Casa Bianca era in aumento da giorni, da parte di Francia e, appunto, Gran Bretagna.

Kabul, in queste condizioni e con questa ghigliottina d’agosto, potrebbe diventare un’improvvisa polveriera anche per la diplomazia multilaterale, con decine di migliaia di persone che ancora premono ai cancelli per ottenere un posto su un aereo verso la salvezza.

Biden ha assicurato che tutti gli americani saranno fuori nei tempi previsti, ma non dato garanzie alle altre decine di migliaia di collaboratori afghani che hanno già il lasciapassare in mano. È questa estensione di tempo che i suoi generali stanno negoziando. E se dovesse ottenerla dovrà essere "compensata". In poche parole, pagata.

Le forze aeree militari e civili Usa sono triplicate in queste ore ma il rispetto del 31 agosto sembra ancora impossibile. Biden è sulla difensiva per lo straordinario e umiliante errore di pianificazione.

L’America a questo punto, per farsi perdonare, se non ci saranno attentati terroristi, ha i mezzi per “comprarsi“ almeno una o due settimane in più. I talebani sanno che il tempo è a loro favore e la linea cinica e dura potrebbe essere venduta a peso d’oro magari attraverso il silenzioso scongelamento dei diversi miliardi di dollari della banca centrale afghana, bloccati in Usa e vincolati al rispetto dei diritti umani. Inghilterra e Canada invece di immergersi in una spericolata e pragmatica mediazione dell’ultima ora, pensano a nuove sanzioni contro i guerriglieri al potere, qualora non consentissero pacificamente la conclusione delle operazioni di evacuazione.

Le linee di comunicazione con i talebani si intensificano. La minaccia della catastrofe sta diventando una pericolosa partita a poker, alla quale però gli americani non intendono più giocare. Ma è sul quadro generale che, con tutto il rispetto per l’America, l’Italia del premier Draghi (che ieri ha incontrato i ministri Di Maio e Guerini), sta dettando la nuova linea, sostenendo che "il G7 va bene ma la risposta globale per l’Afghanistan e il collocamento dei profughi non può venire che dal G20 di settembre, con Russia, Cina, India e Turchia".I profughi, intanto, si sono già messi in marcia: potrebbero diventare più di 2 milioni. E con i talebani al governo, potrà essere l’Europa e non più gli Usa a stabilire il quadro per i futuri rapporti con Kabul.