di Giovanni Rossi Uno scandalo. Uno dei tanti ai quali l’Italia impoverita si sta abituando. Secondo le stime, nella Capitale ci sarebbero ventimila senza fissa dimora – cifra impressionante se confermata – e solo duemilaseicento posti letto per l’emergenza sociale – numero che invece non accenna a salire. Aiutare chi è privo di tutto sarebbe il minimo. Invece a Roma i carabinieri fermano e identificano i volontari che portano cibo, vestiti e coperte ai clochard che gravitano tra la stazione Termini e le strade limitrofe. Un pasticcio in piena regola, in cui le disposizioni anti-Covid che limitano gli assembramenti e prevedono distribuzioni di cibo solo all’esterno dello scalo appaiono in realtà piegate a esigenze di decoro della stazione e dei suoi spazi commerciali. L’ultimo caso giovedì, immortalato dalla telecamere di Ansa e Tgr Lazio. Quattro volontari della Casa Famiglia Lodovico Pavoni di Torpignattara sono chiamati a esibire i documenti mentre stanno distribuendo acqua, cibo e coperte ai senzatetto seduti nel corridoio vicino alla biglietteria. "Pensavamo fosse un’esagerazione la notizia che avevano iniziato a impedire la distribuzione", racconta Mauro Terzoni, uno dei volontari fermati. Tanto più che la vigilanza privata di Grandi Stazioni non aveva frapposto ostacoli all’ingresso. Ecco invece la pattuglia dell’Arma, la richiesta di documenti e l’intimazione a non distribuire cibo ai senzatetto all’interno della stazione. "Dicono che sporcano – non si capacita il volontario esasperato dall’identificazione –. Ma con milioni di persone in transito, il problema sono le quattro persone che stanno lì dentro?" Già nelle scorse settimane, un profluvio di denunce. Associazioni e persino Vip. Il 21 gennaio Lapo Elkann twitta: "Ieri sera alle 21 un amico era a Termini a distribuire cibo ai poveri. Cacciato mentre dava da mangiare ad una signora italiana. In un periodo così difficile servirebbe più solidarietà e non meno. Non rimaniamo indifferenti". Il ...
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