Mercoledì 24 Aprile 2024

Perché no "Inquinano troppo"

"A fronte degli effetti devastanti che lo sfruttamento degli idrocarburi ha sul cambiamento climatico e dell’apporto trascurabile che l’estrazione di gas in Adriatico garantirebbe al fabbisogno nazionale, ci chiediamo che senso abbia continuare a investire nelle energie fossili, esauribili per definizione, anziché sulle fonti rinnovabili. È un ritorno al passato di cui non sentivamo il bisogno". È lapidaria Viviana Manganaro, ambientalista in prima linea nelle battaglie su idrocarburi e costa adriatica e coordinatrice di Reca Er – Rete emergenza climatica e ambientale Emilia-Romagna, network che riunisce oltre 85 associazioni e comitati ‘no triv’ in tutta la regione. "Per raggiungere la quantità di gas preventivata dal neoministro dell’Ambiente – si parla di circa 6 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2025 – si dovrebbero perforare centinaia di pozzi nelle zone idonee all’estrazione di idrocarburi, fra medio e alto Adriatico", prosegue Manganaro. "Il danno alle nostre coste sarebbe incalcolabile. Non comprendiamo il motivo di tanto accanimento, dal momento che il gas prima o poi finirà. La devastazione, però, rimarrà per sempre".

Secondo gli ambientalisti, inoltre, lo sfruttamento degli idrocarburi – legato sia alle trivelle, sia ai rigassificatori – costringerebbe il nostro Paese a dipendere dalle multinazionali che acquisiscono il gas estratto dai giacimenti per poi rivenderlo al prezzo di mercato. "Quale sarebbe, dunque, il vantaggio per i cittadini?", si chiede ancora Manganaro. "Ci opporremo con forza a qualsiasi provvedimento sblocca-trivelle e continueremo a promuovere le comunità energetiche. In questa corsa agli stoccaggi di gas ci siamo dimenticati della prima vittima, il nostro pianeta. Siamo diretti a grandi passi verso il baratro climatico, ma sembra che nessuno se ne sia accorto".

Maddalena De Franchis