
La devastazione a Kharkiv (Ansa)
Caro Direttore, affido a lei, che ha scritto sulla guerra in Ucraina parole ricche di umanità e giudizi che condivido, un appello al presidente Volodymyr Zelensky. La preghiera prende spunto da due notissime citazioni, assai care alla cultura cattolica e il cui contenuto si è dimostrato più volte vero e documentato nella storia dell’umanità. E adesso che il mondo avrebbe più che mai bisogno di sentirsele ripetere, esse sembrano dimenticate.
La prima citazione recita così: le forze che cambiano il cuore degli uomini sono le stesse che mutano il corso della storia. (...) La seconda citazione è del filosofo scozzese Alasdair MacIntyre, che di fronte al crollo dell’impero romano rilevò: "Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’impero romano e si prefissero il compito (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) di costruire nuove forme di comunità". Nacquero così le basi della civiltà medioevale e dell’Europa. Un altro esempio, questa volta assai più recente, che ci mostra il potere del cuore riguarda un altro crollo, quello del muro di Berlino. Solidarnosc vinse sul comunismo, Lech Walesa, o forse sarebbe più giusto dire, Karol Wojtyla, vinse su Wojciach Jaruzaleski.
Il presidente Zelenskyj ha dimostrato in questi pochi giorni di battaglia che la sua nazione esiste, che il popolo ucraino ha una forte identità, che è ricco di valori, di tradizioni, di gioventù, di speranze. Perché allora acquistare al prezzo di migliaia di vite umane ciò che si possiede già? Perché combattere per una dignità che è già nel proprio patrimonio? Sarebbe più sconvolgente e destabilizzante per l’aggressore russo una resa incondizionata dell’Ucraina. Come potrebbero infatti le forze militari e economiche russe impadronirsi di una cultura che non sono attrezzate a capire e controllare? Il cuore ucraino forte della vittoria vantata sullo scacchiere internazionale per aver risparmiato la vita a uno sconfinato numero di esseri umani renderebbe ingestibile quel paese anche per una potenza oligarchica e repressiva come la Russia.
Ma poi questa stessa potenza non potrebbe essere contagiata, come lo furono le invasioni barbariche, da un gesto così imprevedibile? Appartiene al popolo russo quel Fedor Dostoevskij che ebbe a dire che la vera battaglia è sempre quella del cuore. (...)
In Ucraina si parla già di migliaia e migliaia di morti. Come si può parlare di resa di fronte al sacrificio di queste dimensioni? Sono perfettamente consapevole delle riflessioni che accompagnano il concetto di “guerra giusta” e di come possa suonare ingenua o rinunciataria l’idea di una resa, ma qualunque sussulto dell’orgoglio nazionale, qualunque virile gonfiarsi di petto e qualunque coraggiosa resistenza civile, deve arrendersi all’evidenza che non esiste regime capace di sopprimere il cuore dell’uomo e le sue aspirazioni.
*Imprenditore, fondatore di Illumia