Venerdì 26 Aprile 2024

Papiro di Artemidoro, mistero risolto. Truffa colossale, ma nessuno pagherà

Torino, il procuratore Spataro: "La certezza del falso è abbondantemente provata". Il reperto fu venduto nel 2004 dal mercante egiziano Simonian alla Fondazione per l'Arte della Compagnia San Paolo

Il "Papiro di Artemidoro" al Museo Archeologico di Torino (Ansa)

Il "Papiro di Artemidoro" al Museo Archeologico di Torino (Ansa)

Torino, 10 dicembre 2018 - Che il Papiro di Artemidoro fosse un falso non è proprio una novità, per gli addetti ai lavori: lo prova l'uscita, nel 2011, di una dotta 'indagine poliziesca' del professor Luciano Canfora dal titolo "La meravigliosa storia del falso Artemidoro". Ma adesso lo dice un giudice, anche se nessuno pagherà per la colossale truffa, visto che il reato è stato prescritto. E così il presidente della sezione Gip del Tribunale di Torino, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto l'archiviazione del procedimento.

Scrive il procuratore capo di Torino, Armando Spataro: "La certezza del falso è abbondantemente provata, quanto meno sulla base di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti. E' stato ritenuto inutile, quindi, disporre una consulenza tecnica, tanto più che i costi di questa non potrebbero essere giustificati, considerata l'estinzione del reato per intervenuta prescrizione". 

Dunque nulla deve alla giustizia mercante d'arte egiziano Serop Simonian, 76 anni, che nel 2004 riuscì a vendere il reperto - a lungo considerato un documento storico di inestimabile valore - per un corrispettivo di 2 milioni e 750 mila euro alla Fondazione per l'Arte della Compagnia San Paolo.

L'indagine della procura di Torino era scattata nell'ottobre 2013 da un esposto proprio di Luigi Canfora, benché già da tempo circolasse più di un dubbio sull'autenticità del reperto, un papiro geografico misteriosamente affiorato in Europa più di trent’anni fa e attribuito al geografo antico Artemidoro di Efeso e fatto risalire alla fine del I secolo a.C

Il papiro, destinato al Museo Egizio di Torino in comodato gratuito, è stato tenuto a lungo 'in cantina' proprio a causa del grave sospetto che si trattasse di un falso o che provenisse da esportazione illegale. Quando nel 2012 è stato preso in carico dal Museo di Antichità Torinese, venne esposto ma con l'avviso che poteva essere un falso.  Di recente il Mibact ha disposto il trasferimento del Papiro per sottoporlo alle analisi dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione patrimonio archivistico e librario. Lo studio è ancora in corso ma le "evidenze preliminari sembrano sopportare la tesi del falso più di quella dell'autenticità". 

Tutti i documenti sono stati trasmessi alla Compagnia di San Paolo per ogni eventuale azione a propria tutela.

"Come risulta dalla documentazione fornita dalla Fondazione 1563 per l'Arte e la Cultura - scrive nel dettaglio Spataro - le evidenze preliminari sembrano supportare la tesi del falso più di quella dell'autenticità. Ci si intende riferire sia agli accertamenti svolti sulla composizione degli inchiostri usati per il Papiro Artemidoro, che appare decisamente diversa da quella degli inchiostri usati nei papiri egiziani che coprono il periodo dal I al VI sec., sia ai frammenti scelti dall'Ipcrap, che sembrano far emergere l'ipotesi che il papiro sia stato posizionato su una rete metallica zincata e sottoposto ad azione di acidi, un trattamento che ha determinato il trasferimento dello zinco dalla rete metallica al papiro".