Venerdì 26 Aprile 2024

Orsini, il teatro e la fabbrica dei polemisti

Marcella

Cocchi

La fabbrica dei polemisti. Che diventano divi, o mostri, a seconda del pensiero. E poi spesso politici. Anche se loro avevano giurato che mai e poi mai l’avrebbero fatto. E avevano detto che ai soldi mai e poi mai si sarebbero piegati. Alessandro Orsini – ormai ex direttore di un osservatorio della Luiss, perché destituito – è l’ultimo “prodotto“ del genere. Il prof giustificazionista della Russia ha registrato il tutto esaurito in un teatro di Roma facendo "lezione" in frac a colpi di “la verità è che...“. Ad ascoltarlo un pubblico degno dei giornalisti-star, degli ex magistrati in politica, dei guru no vax. Seduti in platea Alemanno, Di Battista, l’attore Castellitto, dai simpatizzanti sinistrorsi all’estrema destra, passando per i grillini anti Nato. Che ascesa fulminante quella di Orsini! Dirompente, come l’aumento, giorno dopo giorno, dei compensi per le sue ospitate televisive, nei salotti, nei talk show, da Non è l’Arena a Cartabianca, sebbene lui dica di aver rinunciato già a 70mila euro. Del resto, il docente di sociologia del terrorismo vanta 5 milioni di ricerche giornaliere su Google. Le sue parole e i suoi gesti sono dei meme sui social. È il prezzo delle idee, bellezza? O di qualcos’altro?

Ora, qui non ci interessa aprire il dibattito se le opinioni di Orsini siano o no condivisibili. Basti ricordare che, in soli due mesi, il poco conosciuto prof della Luiss è passato dall’argomentare in modo problematico e interessante la politica della Nato a Est al dire che se ora Putin si trova in una posizione disperata la colpa è tutta dell’Occidente. In un crescendo di posizioni che lo ha portato infine a sostenere come il vero colpevole sia diventato, nella sua personale realtà, la vittima. Ma, si diceva, non è questo il punto: libertà di opinioni qui in Italia, per fortuna, al contrario della Russia di Putin. Interessa però evidenziare il meccanismo da talk show: prendere un signor nessuno con un’idea radicale, ospitarlo a ripetizione solo in funzione di quello. Far lievitare l’estremismo di quella opinione, farne un idolo della verità nascosta dai "soliti poteri forti". In tv, in teatro, forse nei comizi. La fabbrica dei (ricchi) polemisti che te la spiegano. È il prezzo dell’audience, bellezza.