L’orsa JJ4 nel centro di custodia in attesa di giudizio. Animalisti in rivolta

Sarà tenuta in cattività nella struttura di Casteller a Trento: reti alte 4 metri e recinti elettrificati. Proteste contro la Provincia, annunciati manifestazioni e cortei. Rafforzata la sorveglianza

Il mondo capovolto è in provincia di Trento. Basta una foto, quella dell’orsa JJ4 catturata nella notte e subito trasferita al centro faunistico di Casteller, per trasformare una delle aree italiane più vocate alla difesa della natura nel suo rovescio simbolico. Una dichiarazione di male assoluto che la Provincia respinge al mittente. "Un orso non è un gatto domestico – esemplifica Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna della Provincia di Trento – e questo esemplare deve essere custodito perché particolarmente aggressivo. Siamo gli unici in Italia a disporre di una struttura con recinti per questi animali".

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Il centro, costruito per l’accoglienza provvisoria degli orsi feriti e che attualmente ospita anche l’orso M49, è gestito dal Corpo forestale della Provincia autonoma. Ha tre gabbie elettrificate con reti alte quattro metri, più bosco, prato e tre stagni (8000 metri quadrati). Un dispositivo a prova di fuga? No. L’orso Papillon riuscì a evadere due volte, nel 2019 e nel 2020: la prima, scalando la rete in teoria elettrificata; la seconda, abbattendo la cancellata di recinzione. La custodia di JJ4 rinnova la sfida all’efficienza e alla credibilità del dispositivo. Ma certo, visti i numeri in ballo con il piano Fugatti di drastica "riduzione" degli esemplari, "non possiamo fare del Casteller un carcere per orsi", ammette De Col. E questa è l’unica veduta comune con gli animalisti. StopCasteller promuove infatti per domenica una manifestazione proprio davanti al centro. E subito la Provincia, temendo disordini, chiede a carabinieri e polizia, oltre ai forestali che gestiscono la struttura, di rafforzare la vigilanza interna ed esterna.

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Intanto la rabbia degli animalisti contro la reclusione e la condanna a morte dell’orsa che ha ucciso Andrea Papi – sentenza sospesa dal Tar – scatena l’inferno in rete. Da ieri mattina l’hashtag #boicottailtrentino scala velocemente le vette dei social. "Mele e p rodotti... Per me il Trentino può morire di fame, non mi vedranno più!". "I loro alberghi devono rimanere vuoti", si legge in un altro post. "Catturata l’orsa e separata dai suoi cuccioli: perché tanta crudeltà?", è il commento di Francesca, con emoticon in lacrime. JJ4 in cattività alimenta proteste torrenziali: "È orribile, bisogna tirarla fuori quanto prima, spostandola nel luogo che avete individuato, possibilmente con i suoi cuccioli", scrive Sara alla Lav (Lega Anti Vivisezione), aggiungendo il mantra di giornata: "Mai più in vacanza in Trentino". C’è chi assicura di aver disdetto e riprenotato in Val d’Aosta (dove però di orsi non ce ne sono). "Stop alla mattanza degli orsi", reagisce Ipazia. E Stefano difende la mamma reclusa: "Ha fatto quello che ogni genitore fa. Difendere territorio e cuccioli".

Il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti è il bersaglio preferito. "Mi vergogno di appartenere alla stessa specie di Fugatti", è il post-manifesto che ne riassume molti altri. "Tre cuccioli di due anni, da soli, e lei chiusa in una piccola gabbia di acciaio e cemento! Siete la vergogna dell’umanità!", stigmatizza Francesca. Anche le celebrità stanno sul pezzo. "Ci sono tante organizzazioni che possono mettere questo animale in un posto sicuro, abbatterlo sarebbe folle!", si espone l’attrice Ornella Muti. Si muovono le sigle ambientaliste. Caduto "ogni pretesto riguardo la sicurezza dei cittadini", la Lav chiede a Fugatti di poter verificare "le condizioni di detenzione e di salute" dell’esemplare recluso, per poi organizzarne "il trasferimento nel rifugio-santuario individuato all’estero". Ma prima "la Forestale si preoccupi immediatamente dei cuccioli rimasti senza mamma", è l’appello di Walter Caporale, presidente di Animalisti italiani onlus.