Giovedì 25 Aprile 2024

O sole mio, mai tanto vicino Una sonda sfida la palla di fuoco

Il voyager Solar Orbiter è arrivato a 77 milioni di chilometri: la stella in superficie è costellata di falò. La missione dell’Esa studia gli effetti del vento solare. Parte della tecnologia è made in Italy.

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di Roberto Di Meo

‘O sole mio’. Ecco le prime immagini straordinarie inviate a Terra da Solar Orbiter, il voyager progettato dall’Esa che si è avvicinato a 77 milioni di chilometri dal Sole. Immagini che hanno lasciato con il fiato sospeso gli scienziati di tutto il mondo e che potranno essere utili, in futuro, a conoscere meglio la nostra stella. "È un traguardo molto importante con rilievi scientifici di grande interesse – dice il professor Enrico Flamini, scienziato dell’Agenzia spaziale italiana e docente di Esplorazione del sistema solare all’Università di Chieti –. Il progetto Solar Orbiter è l’evoluzione tecnologica più avanzata rispetto al SoHo, la sonda che da oltre venti anni ha fornito dati sul Sole che sono stati studiati dalla comunità scientifica italiana dei cosiddetti ‘solari’, la quale è stata molto forte a livello mondiale. Questa nuova osservazione della nostra stella servirà a capire i campi magnetici che derivano dalle esplosioni e l’emissione delle particelle che poi arrivano sulla nostra Terra sotto forma di vento solare, che producono effetti particolari sul nostro pianeta. Perché queste particelle cariche creano effetti rischiosi sul funzionamento dei satelliti, degli aerei, delle reti elettriche. Quindi, studiando ancora meglio le dinamiche del Sole e interpretando le grandi e piccole esplosioni solari potremmo in futuro anticipare gli effetti del vento solare. Ci vorrà del tempo, nonostante questo ulteriore passo determinato dal Solar Orbiter, a capire i segni del Sole, anche se resta una stella tranquilla che però ha i suoi momenti di estrema attività".

Le immagini inviate a Terra dalla sonda hanno rivelato, infatti, nuovi fenomeni che gli scienziati chiamano ’campfire’. Si tratta di piccole esplosioni che possono essere viste anche dal nostro pianeta. Gli scienziati non sanno ancora capire se i campfire sono solo delle minuscole esplosioni oppure se sono guidati da meccanismi completamente diversi.

E tra i misteri ancora da scoprire c’è quello secondo cui queste piccole esplosioni potrebbero contribuire al riscaldamento coronare. La corona solare è, infatti, lo strato esterno dell’atmosfera del Sole che si estende per milioni di chilometri nello spazio aperto. La sua temperatura è di oltre un milione di gradi Celsius e le osservazioni future del Solar Orbiter potrebbero risolvere alcuni di questi misteri. Non solo, la sonda osserva anche una parte del Sole non visibile dalla Terra e ciò significa che per la prima volta si potrà misurare il campo magnetico sul lato opposto.

Con queste prime immagini è iniziato il gran tour del sistema solare interno. Solar Orbiter si avvicinerà ancora di più alla nostra stella fra meno di due anni. Alla fine arriverà a sfiorare i 42 milioni di chilometri, più vicino del pianeta Mercurio. Lanciato il 10 febbraio di quest’anno, Solar Orbiter è equipaggiato con sei strumenti di telerilevamento che riprendono le immagini del Sole e dei suoi dintorni e con quattro strumenti in situ che misurano le proprietà ambientali della sonda.

E gran parte della tecnologia a bordo e Made in Italy. Tre dei 10 strumenti utilizzati per catturare le immagini mai viste finora sono italiani, realizzati da Agenzia spaziale italiana (Asi), Istituto nazionale di astrosifica (Inaf), Thales Alenia Space (Thales-Leonardo), Università di Firenze e di Genova.

I dieci occhi di Solar Orbiter che osservano simultaneamente il Sole permettono, infatti, di cogliere dettagli invisibili agli strumenti finora puntati sulla nostra stella. Componendo le immagini di ognuno in un unico mosaico, forniscono un quadro unico del Sole e dell’ambiente che lo circonda.