Venerdì 26 Aprile 2024

Non è la fama che soddisfa il nostro cuore

Davide

Rondoni

La fama? Non sa di nulla. Dice così un personaggio memorabile di un film di Pedro Almodovar. E viene da dargli ragione leggendo che il Pierino Prati onorato nei giorni scorsi per quel gran campione che è stato, celebre mattatore dei nostri campi da calcio, ha finito i suoi giorni solo e abbandonato. Lo ha raccontato Loris Boni, trapassando con la spada di una affettuosa sincerità, la coltre dei giusti omaggi all’eroe sportivo. Il compagno di squadra giallorosso, senza voler fare polemiche con nessuno, ha però ricordato a tutti che la solitudine quasi completa è stata il destino di un uomo che le folle di due grandi città, Milano e Roma, hanno osannato e abbracciato. “Essere molto amati non mèdica la solitudine” scrive in una meravigliosa poesia Mario Luzi. La fama, il successo, lo abbiamo visto molte volte non sono il contrario della solitudine. Occorre qualcosa d’altro, così prossimo al cuore di un uomo, per non farlo sentire solo. Prati fa un ultimo goal nella rete della nostra coscienza. La mette all’incrocio delle nostre inquietudini. Sembra indicarci, con un destino che non sta a noi giudicare e che richiama anche quello di altri personaggi noti, che non si tratta di diventare famosi, onorati, osannati. Non è questa la vera sfida per il nostro cuore umano, debole e pur capace di tanto sentire, come ricorda Leopardi. Si tratta di non essere del tutto soli. Si tratta di vincere una partita lunga e profonda, al di là di maschere, apparenze e autografi. Se può non bastare nemmeno essere un campione notissimo e amatissimo per scampare l’artiglio della solitudine, che cosa occorre? Cosa, chi rende meno solo il mio cuore? La figura quasi mitica di Prati ci porta, come novello eroe omerico, questa domanda. Ognuno risponda. La vita è questa occasione da goal.