Venerdì 26 Aprile 2024

Zuppi, prossima tappa a Mosca. “Non c’è pace senza giustizia”

Intervista al presidente della Cei, tornato a Bologna dopo la missione di pace nella capitale ucraina "Sono andato per ascoltare e capire ciò che sta accadendo, il Papa mi dirà quali sono i passi da fare".

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il cardinale Matteo Zuppi

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il cardinale Matteo Zuppi

Bologna, 9 giugno 2023 – “Papa Francesco non si arrende”. Lo ripete più volte il cardinale Matteo Zuppi durante la festa del Corpus Domini. È inevitabile che l’arcivescovo di Bologna non parli della sua recente missione a Kiev, dove ha visitato alcuni luoghi chiave della guerra che si sta combattendo in Ucraina e dove ha incontrato sia il presidente Zelensky che la gente comune. "Credo sia più importante parlare di quello che faremo nei prossimi giorni – prosegue il presidente della Cei – dopo che abbiamo ascoltato le preoccupazione di un popolo che improvvisamente si è ritrovato in guerra. Come ha detto il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, adesso entriamo in una fase di studio e poi ascolteremo dal Papa quali sono secondo lui i nuovi passi da percorrere".

Parolin ha detto che Zelensky non ha riferito nulla di nuovo rispetto a quanto detto a Bergoglio. La strada per la pace è rimasta stretta e in salita?

"Era importante parlarsi e rendersi conto di quello che stava accadendo. Noi sappiamo una cosa, pace e giustizia sono come due gemelli siamesi che vivono l’uno accanto all’altro e che possono crescono solo se stanno insieme. Sono in simbiosi: senza l’uno non è possibile l’altro. Per questo siamo andati, per ascoltare e per renderci conto di quello che stava accadendo".

Nel frattempo la guerra va avanti e la diga di Kakhovka è crollata. Oltre alle vittime ucraine con questo disastro è anche aumentato il rischio che la gente muoia di fame in Africa per la mancanza di grano.

"La guerra è terribile e sbaglia chi dice che non ci riguarda perché è lontana e noi dovremmo essere più distaccati e preoccuparci meno della pace. La guerra ci riguarda tutti e in questo momento, noi sappiamo bene quali possono essere gli effetti di una inondazione visto quello che è accaduto in Romagna. Purtroppo è vero, i conflitti colpiscono sempre i poveri, ma noi a volte ci voltiamo dall’altra parte pensando che il non vedere allontani le sofferenze degli altri".

Questa guerra ci ha fatto capire come l’uomo posso perdere facilmente la sua umanità. Come può recuperarla?

"La festa del Corpus Domini ci aiuta molto in questo. È il contrario dell’individualismo perché è come se ognuno di noi facesse parte dello stesso corpo e deve avere cura delle altre parti perché solo così può star bene anche lui. Questa è la principale difficoltà che dobbiamo affrontare oggi: il bene comune lo si raggiunge se ci pensiamo uniti e non divisi".

È preoccupato per lo stato di salute del Papa?

"Dobbiamo fidarci di quello che ci dicono i medici. Se il bollettino ci dice che è in buone condizioni allora il nostro livello di preoccupazione si abbassa e speriamo che presto esca dall’ospedale".