Mercoledì 24 Aprile 2024

"No all’estradizione dei terroristi" L’ultimo schiaffo di Parigi all’Italia

Il tribunale sui latitanti scappati in Francia: va rispettata la loro vita privata. Il legale di Pietrostefani: non è un pacco postale

di Gabriele

Canè

Alla fine nulla cambia: i morti restano morti (ovviamente), e i loro assassini restano liberi. Con la Francia, purtroppo, la storia del terrorismo, dei suoi tragici protagonisti, della loro fuga a Parigi e della protezione che hanno avuto e continuano ad avere, non conosce ripensamenti. I 10 killer o militanti, tutti con pesanti condanne sulle spalle, dei quali ieri la corte d’Appello di Parigi ha negato l’estradizione, restano sotto l’ombrello della cosiddetta dottrina Mitterrand, una sorta di corazza che dal 1985 protegge anche i criminali "politici" colpevoli di reati di sangue sottraendoli alla giustizia italiana. Parliamo di Giorgio Pietrostefani, condannato come mandante dell’omicidio Calabresi, di Marina Petrella (Br, tre omicidi), Roberta Cappelli (3 omicidi) Sergio Tornaghi (un omicidio), e poi altri figuri meno noti dei proletari Armati per il comunismo, delle Formazioni comuniste combattenti, gruppi e gruppuscoli che hanno cadenzato le macabre giornate degli anni di piombo.

Solo la procura generale francese ha la facoltà di impugnare questa sentenza, anche se quella milanese sta cercando una strada in cui infilarsi, mentre la ministra Cartabia aspetta le motivazioni. Difficilmente, però, potremo fare qualcosa dal punto di vista giuridico. Quello politico, ovviamente è altra cosa. E c’è da augurarsi che in effetti qualcosa venga fatto dal governo anche sull’onda della indignazione e della delusione dei partiti, nei confronti dell’amico Macron. Il quale, come i suoi predecessori, avrà gioco facile nel nascondersi dietro l’indipendenza della magistratura. Peccato che la motivazione, ieri come quasi sempre negli ultimi 40 anni, sia eminentemente politica: non a caso, a fondamento della decisione viene citato l’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che sancisce "il diritto per ogni individuo di avere un giusto processo". Come dire: in Italia questa gente avrà fatto cose non belle, ma poi è finita di fronte a una sorta di tribunale speciale che applicava leggi speciali e che gli ha inflitto condanne ingiuste; dunque, non consegniamoli a una ingiusta punizione. Il ritornello è vecchio, stantio, e offensivo se si pensa che di speciale abbiamo avuto solo la legislazione premiale che ha messo fuori tanti assassini "pentiti". Eppure è lo stesso disco rotto che viene sempre rimesso sul piatto come ai tempi di Toni Negri, e dei fuggiaschi della Autonomia padovana nel 1979, o dei leader della Autonomia romana.

Lo abbiamo sentito per Battisti, suonato dalle toghe e dalla "migliore" intellighenzia di sinistra, in seguito (molto) parzialmente pentita. Lo ha cantato nel 2008 Carla Bruni (e la sorella) nelle orecchie del marito, il presidente Sarkozy proprio per scongiurare l’estradizione della Petrella. Lo hanno ripetuto per Pietrostefani e soci, signori già in avanti con gli anni, anche malconci fisicamente, ma messi sempre meglio delle loro vittime. "Le persone non sono pacchi postali che possono essere rispedite indietro", ha detto il legale di Pietrostefani. Vero. Infatti, i morti ammazzati non sono tornati in vita. E proprio perché indietro non si torna, una preghiera: evitiamo almeno di chiamarli ex, una qualifica che si matura con il tempo, certo, ma avendo almeno pagato le proprie colpe. I 10 terroristi impuniti che la Francia non ci ha restituito, non sono ex: sono solo a riposo. E liberi.