Mercoledì 24 Aprile 2024

"No alla fiera della fertilità" Dubbi e attacchi bipartisan

Milano, polemiche per “Wish for a baby“. Gasparri: sponsor dell’utero in affitto

di Marianna Vazzana

Tra i gadget, caramelle rosa e azzurre in una provetta. E poi spermatozoi giganti con faccini sorridenti. È la legge del marketing, che vale in tutte le fiere. E la “Wish for a baby“ a Milano non fa eccezione. È il primo evento gratuito dedicato alla fertilità e alla genitorialità promosso dall’organizzazione internazionale Five Senses Media Ltd, che si è aperto ieri (e che proseguirà oggi) tra le polemiche bipartisan: in strada esponenti di Lega, Fratelli d’Italia, associazioni femministe e in difesa della famiglia hanno sventolato cartelli con scritte come "I corpi delle donne e dei bambini non sono territori di conquista".

Animi infiammati a tutti i livelli: "Ho sollevato dubbi, chiedendo verifiche. Dagli annunci – dichiara il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – sembrerebbe che l’iniziativa pubblicizzi l’aberrante pratica dell’utero in affitto, severamente vietata in Italia". Ma "in questa fiera – replica agli attacchi Maria Chiara Graziani, portavoce e pr dell’evento – non parleremo di utero in affitto e le cliniche che sono qui non promuovo in alcun modo la maternità surrogata. In Italia c’è la possibilità di praticare la fecondazione assistita ma per le coppie è difficile reperire le informazioni".

Le polemiche sono andate avanti comunque, l’anno scorso la fiera era stata sospesa. Contrari anche Mario Adinolfi del Popolo della famiglia e la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella. “Blitz“ tra gli stand di parlamentari e consiglieri di Fratelli d’Italia che si soffermano sul "prezzario" presente sul sito Internet di un’azienda che è una grande banca del seme.

A favore invece dell’evento tante coppie eterosessuali desiderose di informarsi o di provare la fecondazione assistita all’estero dopo tentativi andati male in Italia. "Io ce l’avevo quasi fatta: ho avuto un aborto al settimo mese di gravidanza. Non auguro a nessuno di provare quel che ho provato io – dice Monica –. Se la fecondazione assistita in Italia non è andata bene e ho la possibilità di provare anche all’estero, magari con un percorso più agevole, seguita in clinica, perché non tentare? A chi protesta, di ogni partito, dico che le disgrazie e i sogni non hanno colore".