Venerdì 26 Aprile 2024

Niente Pontida, la malinconica festa per Bossi

Raduno per gli 80 anni del Senatur. Militanti quasi assenti, molti gli anziani. L’audiomessaggio di Salvini raccoglie pochi applausi

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di Gabriele Moroni

(Bergamo)

Un applauso spontaneo. "Bos-si, Bossi", scandisce qualcuno e rimanda al passato, quando a farlo erano in migliaia. La voce del fondatore, patriarca, condottiero della Lega pare arrivare dalle profondità di una caverna lontana. Gli auguri per l’ottantesimo compleanno "Capo – chiede Roberto Castelli dal palco – che cosa vuoi dire ai militanti che sono qui, che ti amano?". "Un saluto a tutti", è la risposta. "Ti chiedo un favore. L’anno prossimo devi venire qui". "Va bene, prometto". Un applauso saluta l’uomo che si congeda con tutta la sua sofferenza.

Giornata plumbea. Affetto e nostalgia non bastano per riempire la sala polifunzionale di Cisano Bergamasco, seconda scelta in sostituzione del pratone di Pontida, quando è risultato evidente che Giove Pluvio non avrebbe avuto nessun riguardo per il genetliaco del Senatùr. Volti anziani di pochi militanti. Un centinaio quelli collegati via Facebook. La felpa con la scritta Bérghem indossata da Castelli, organizzatore dell’incontro con il gruppo Autonomia e Libertà. Pontida su quella dell’ex sindaco Pierguido Vanalli. Camicie verdi. T-shirt verdi (altre, bianche, sono state confezionate per l’occasione con l’immagine del Capo e la parola "Autonomia"). Un solitario della Guardia nazionale padana. La bandiere della Lega Lombarda e della Lega Nord.

Echi lontani. Una malinconia sottile della vecchia Lega d’assalto che quasi nessuno confessa ai tanti giornalisti presenti. La devozione intatta per il guerriero al crepuscolo. "Se non ci fosse stato lui – dice Luigi Biffi, che ha portato da Bernareggio le sue 83 primavere – non ci sarebbe nessuno di noi. E questo l’ho insegnato anche ai miei figli". Salvini? "È una cosa nuova". Salvini? "Ho perso la memoria. Sono un settantenne, pensionato e nonno", rimanda Luigi Dossena, di Crema, che mostra con orgoglio i venti volumi di una sua storia della Lega, fotografie e disegni. "Noi della Lega di Bossi come possiamo riconoscerci in quella di Salvini?", lancia un leghista della prima ora, venuto da Busto Garolfo. Salvini. Impegnato in un frenetico tour elettorale, il leader di oggi è presente con un audio messaggio. "Umberto, una montagna, anzi un lago di auguri. Te li faccio dalla macchina, come ci hai insegnato tu. È il modo di fare politica con passione, con tenacia, con testa e con cuore che mi hai insegnato e ci hai insegnato. Grazie, grazie. Non saprei che cosa aggiungere se non riconoscenza, gratitudine, affetto, stima, venerazione, oserei dire, perché se sono qua, se siamo qua, se milioni di persone credono in un futuro migliore, è perché tu hai cominciato con pochi altri eroi e valorosi tanti e tanti anni fa". Tiepido l’applauso.

"Perché non è stata la Lega a organizzare la festa?", insinua un giornalista a Roberto Calderoli. Il senatore bergamasco para e fa cartoccio: "Quanti vaffan mi sono preso da Bossi quando gli facevo gli auguri. Ha sempre festeggiato in maniera ristretta, riservata. Il compleanno non doveva confondersi con una iniziativa di partito".

Salta il tappo di qualche bottiglia. Fuori riprende a piovere.