Mercoledì 24 Aprile 2024

Nel feudo di Di Maio ’Giggino’ e Pomigliano, straniero a casa sua "Ma chi se lo ricorda?"

Il ministro è candidato a Fuorigrotta, seggio dato per sicuro dal Pd. L’elezione però è a rischio, perché gli sfidanti sono la Carfagna e Costa. I concittadini: "Siamo delusi, è pronto ad allearsi anche col diavolo"

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di Nino Femiani

(Napoli)

Pomigliano d’Arco è lontana, dall’altra parte della luna, per Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri non sarà candidato per Impegno Civico nel suo fortino: nel gioco delle liste gli è toccato l’uninominale di Napoli Fuorigrotta. E anche qui non sarà una passeggiata perché suoi competitor sono Sergio Costa, il generale della Forestale, ex ministro dell’Ambiente 5 Stelle che proprio lui aveva voluto al governo, e Mara Carfagna, pasionaria del Terzo Polo.

Ora i giornali vicini al centrodestra dicono peste e corna di Giggino, e diffondono la voce che sia scappato da Pomigliano perché ormai è diventata infida come Kabul e ci sono traditori dappertutto. E’ vero? Partiamo da alcune certezze. La prima è che il capo della Farnesina non si fa più vedere nella città in cui è cresciuto (in realtà è nato ad Avellino, ma i suoi hanno sempre vissuto a Pomigliano) e preferisce incontrare i suoi fedelissimi alla Farnesina o nello studio di Valeria Ciarambino, pomiglianese, ex capogruppo dei Cinquestelle in Regione, che l’ha seguito in Impegno per il Futuro. La seconda è che girano poco anche gli altri Pomigliano Boys, i ragazzi che hanno frequentato con Luigi il liceo Imbriani e lo hanno seguito nel girovagare ministeriale, da Dario De Falco a Luigi Napoletano a Carmine America. In città il clima è di quelli in cui la rabbia sembra aver lasciato il posto alla delusione e alla sensazione di solitudine. Non tanto per la mancata candidatura del ‘presidente’ nel collegio di Pomigliano-Acerra, ma perché sulla ex roccaforte dimaiana (nel 2018 il M5S prese il 63,95%, Sgarbi con il centrodestra si fermò al 17,73) si sta stringendo il cappio della camorra. Dopo l’emissione da parte del Prefetto di Napoli delle interdittive antimafia che hanno raggiunto le quattro ditte di pompe funebri della città, ecco che sono arrivate le minacce ai vigili urbani. Per cui se vai dalle parti del municipio e chiedi di Di Maio, ti rispondono in modo seccato: "E’ scappato, non lo vediamo da mesi, penso che non vada neppure dai familiari. Siamo sotto scacco dei camorristi e neppure un post di solidarietà ci ha scritto", dice un vigile urbano che non vuole però dare il nome. L’aria che tira qui è sospesa, come se si aspettasse un colpo di scena.

Ma Di Maio non è Giovanni Drogo che nel "Deserto dei tartari" di Buzzati aspetta un fantomatico nemico che non si manifesta mai. Il suo nemico cinge di assedio la sua ex Fortezza Bastiani e per i ragazzi dimaiani non c’è scampo. Se ti fermi per un Negroni al bar Gandhi, a un centinaio di metri dal Comune, covo di ‘tifosi’ ed elettori dei Cinquestelle, ecco che serpeggia lo scetticismo, se non l’amarezza. "Per me Di Maio è stata una delusione. La differenza tra Conte e Di Maio è abissale. Luigi si allea anche con il diavolo fra poco.... Comunque, al 2% non ci arriva", pronostica Alberto Borrelli, elettore storico del Movimento. Da Gigione Gourmand, in via Trieste, invece, più che di food si parla di politica, intanto, che si aspettano i panini stellati di Gennaro Cariulo. "Quello che mi fa più male è che il nostro sogno è svanito nel nulla e sta poco sparisce anche il reddito di cittadinanza", dice un giovanotto che aspetta con la fidanzata. "Non voterò mai per il partito di Di Maio, come si chiama neppure lo so. Per quanto riguarda i dimaiani sono solo personaggi che pensano a loro stessi e ci hanno fregati, ma il tempo ci farà giustizia", sibila Alberto Lanzuise, un giovane avvocato che ha lo studio davanti all’ufficio postale.

È alle fabbriche, lungo il raccordo Asi, che capisci davvero dove spira il vento. Quello che era la piazzaforte dei dimaiani duri e puri, oggi è diventata terreno di scorrerie della destra. Nella ex Alfasud, oggi Stellantis, gli operai che escono dai tornelli sembrano più seccati che arrabbiati. "Di Maio? Quando era al Mise siamo riusciti a incontralo solo per dieci minuti. Ci ha fatto qualche promessa, poi non si è più visto. È andata meglio con Calenda o con Giorgetti. Mi sa che stavolta voterò il centrodestra, nel 2018 ho votato il M5S, come tutti a Pomigliano. Ora di Di Maio non se ne fotte più nessuno", sbotta Salvatore Sperindio che fa anche il delegato sindacale.