Giovedì 25 Aprile 2024

Peppe il Mammasantissima ordinava alle locali del Nord

’Ndrangheta: 5 arresti a Giffone e Grotteria, in Calabria. Da qui partivano gli ordini alle locali della Brianza comasca e lecchese

IL BLITZ I boss incontrastati  dela Locride  e della Piana di Gioia Tauro sono finiti  in manette. Le indagini hanno rivelato le connessioni con le locali del Nord,  in particolare la Brianza lecchese  e comasca  e la Svizzera

IL BLITZ I boss incontrastati dela Locride e della Piana di Gioia Tauro sono finiti in manette. Le indagini hanno rivelato le connessioni con le locali del Nord, in particolare la Brianza lecchese e comasca e la Svizzera

Milano, 6 dicembre 2014 - Il Mammasantissima dava gli ordini alle locali della Brianza comasca e lecchese. Da Giffone, piccolo ma potente paese della Locride, il boss della ’ndrangheta Giuseppe Larosa, 49 anni, detto «Peppe la Mucca», secondio le pesanti accuse della magistratura di Reggio Calabria, aveva il ruolo di comando della cosca di Giffone collegata alla Locale di Fabrizia (Vibo Valentia) e la Società mafiosa di Frauenfeld (Svizzera).

I Ros dei carabinieri e il comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato ieri cinque vertici delle cosche che oeprano a Giffone ma anche a Grotteria (nella piana di Gioia Tauro). Oltre a Larosa, che già lo scorso agosto era stato definito capo dell’organizzazione mafiosa di Giffone, in esecuzione di un’ordinanza del gip i carabinieri hanno arrestato per associazione mafiosa Pasquale Valente, panettiere incensurato di 52 anni, Salvatore Bruzzese di 62 (conosciuto come Salineri) , Antonio Mandaglio, macellaio di 67 anni e Vincenzo Carlino, commerciante di 60 anni. Larosa, Valente e Bruzzese erano già stati sottoposti a fermo lo scorso 18 novembre su disposizione della Dda reggina quando erano scattate le manette attorno ai polsi di 40 affiliati alle cosche in Lombardia nell’inchiesta Insubria, tutti appartenenti alle locali.

I boss a cui rispondevano i “santa“ del Nord erano appunto in Calabria. Il gip di Palmi lo scorso novembre aveva convalidato il fermo, mentre per Bruzzese il gip di Locri aveva ordinato la scarcerazion non ritenendo ci fossero elementi sufficienti. Il fratello di Salvatore, Raffaele, che da anni vive al Nord, ha contribuito, onorandolo, a fare prendere la decisione dell’arresto: lo aveva definito un potente reggente della struttura criminale di Grotteri.

Alla locale di Grotteria appartiene anche Carlino, già condannato per omicidio e armi: il suo compito era di curare i rapporti con i referenti di altre articolazioni in Lombardia, prendendo anche parte attiva ai riti di affiliazione e a cerimonie di conferimento di cariche e «doti» di ’ndrangheta.

Le indagini calabresi si sono avvalse di video, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e le stesse risultanze scaturite dall’inchiesta “Insubria» della Dda e dei Ros di Milano dello scvorso novembre che aveva per la prima volta acquisito anche un filmato inedito: la cerimonia di affiliazione alle locali con i vari livelli di partecipazione ai vertici della organizzazione mafiosa. Quel video con i boss attorno a un tavolo aveva fatto il giro del mondo: la mafia esiste.