Giovedì 25 Aprile 2024

"Mio figlio autistico in classe senza maestra". L'urlo del papà: è un lockdown senza fine

Il ministero deve ancora nominare migliaia di insegnanti di sostegno. "È una presa in giro, molti bimbi fragili indotti a stare a casa"

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Marco chiama papà. Lo chiama e lo può richiamare all’infinito se il padre non gli dice "dimmi". Come tutti i bimbi della sua età, 7 anni, anche Marco (un nome di fantasia) ha ricominciato ad andare a scuola. Solo che per lui, come per molti studenti autistici o con altre disabilità, la ripresa è "un dramma nel dramma", nonostante l’impegno del personale. In tutt’Italia mancano migliaia di insegnanti di sostegno (due soli assegnati su 2.800 in Piemonte, per fare un esempio). E se non ci sono quelli non è come per una qualsiasi famiglia che può al limite indignarsi se vede i propri figli seduti senza il il banchino con le rotelle. Se non ci sono gli aiuti, il ’sostegno’ appunto, per i bambini fragili è come se il lockdown non fosse mai finito.

Il papà di Marco l’altro giorno è caduto nello sconforto dopo aver accompagnato i suoi due figli ai cancelli. Sicuro di non essere più visto da loro, da Marco, si è tenuto la testa tra le mani ed è venuta fuori anche la rabbia.

Signor Michele Ammendola, cosa è successo a suo figlio autistico davanti a scuola?

"Non c’era nessun insegnante a riceverlo. Marco ha una disabilità grave, a vita. Ha sempre bisogno di qualcuno accanto, gli è stato riconosciuto il sostegno per tutte le 40 ore del percorso scolastico. Eppure, il ministero ha avuto sette mesi per preparare la ripartenza e nel primo giorno di scuola mio figlio era solo".

Cosa ha provato?

"Mi sono sentito abbandonato".

Può spiegare perché questa mancanza è grave?

"Perché per un bimbo come il mio non ci può essere ripresa senza un percorso definito con precisione sartoriale. Uno studente nel lockdown può fermarsi, Marco regredisce. Nei mesi di stop per il virus noi genitori, da soli, non siamo riusciti a mettere in pratica gli stimoli educativi specifici e ora lui ha anche più stereotipie, problemi, di prima. Un dramma nel dramma".

La scuola le aveva detto che non ci sarebbe stato il docente di sostegno?

"Sì. E la mia non è un’accusa alla nostra scuola, – una primaria nel Bolognese, ndr – organizzata e con una dirigente che ha sempre fatto il massimo per noi. Ma questo vuoto da parte dello Stato resta. In altri istituti meno inclusivi altri genitori di bambini fragili che conosco sono stati invitati a tenere i propri figli a casa facendo loro capire che sarebbe stato meglio così".

In tutt’Italia ci sono casi simili.

"Questi ragazzi senza una guida, in un contesto già nuovo anche per le norme anti-Covid, rischiano crisi comportamentali irrimediabili. E poi non è possibile essere presi in giro".

In che senso?

"L’altra sera in tv, a ’Mi manda Raitre’, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Stefano Versari, sbeffeggiava la madre di un ragazzo disabile. Lei cercava di descrivere i problemi delle nostre famiglie, lui sorrideva e snocciolava numeri, si beava del lavoro fatto. Inaccettabile".