Martedì 17 Giugno 2025
GAETANO FEMIANI
Cronaca

Minacce sul web alla figlia di Meloni. L’insegnante tenta il suicidio

Il docente, autore del post, ha avvertito la sua dirigente scolastica prima di ingoiare un mix di pillole e alcol. Ora è in ospedale: "Non ce la facevo più, è stato un accanimento". La premier pronta a incontrarlo.

Il docente, autore del post, ha avvertito la sua dirigente scolastica prima di ingoiare un mix di pillole e alcol. Ora è in ospedale: "Non ce la facevo più, è stato un accanimento". La premier pronta a incontrarlo.

Il docente, autore del post, ha avvertito la sua dirigente scolastica prima di ingoiare un mix di pillole e alcol. Ora è in ospedale: "Non ce la facevo più, è stato un accanimento". La premier pronta a incontrarlo.

Alla fine, non ha retto al suo post sconsiderato, alla pressione che ne è seguita, alla tempesta mediatica. E ha cercato di togliersi la vita. La vicenda di Stefano Addeo, il sessantacinquenne professore di tedesco di Marigliano (Napoli), finito al centro di una bufera politica per un post social contro Ginevra, la figlia della premier Giorgia Meloni, diventa ora anche un caso clinico. Addeo è ricoverato in condizioni serie all’ospedale di Nola dopo aver tentato il suicidio ingerendo un mix di farmaci e alcol. A salvarlo è stato un intervento tempestivo: la dirigente scolastica dell’istituto di Cicciano in cui insegna, da lui avvertita poco prima, ha chiamato i carabinieri che hanno trovato l’uomo nella sua abitazione, in stato di incoscienza. Secondo i medici, che lo hanno ricoverato in codice rosso non sarebbe però in pericolo di vita. "Non ce la facevo più, è stato un accanimento. Mi stanno facendo delle lavande, ma spero che non mi salvino. Le reazioni a questa vicenda sono state più violente di quanto potessi immaginare, mi hanno linciato", le parole biascicate dopo la lavanda gastrica che potrebbe avergli salvato la vita.

Tutto è cominciato con un post su Facebook: "Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola". Il riferimento, agghiacciante, è a Martina Carbonaro, la quattordicenne massacrata a colpi di pietra dal suo ex fidanzato, il diciottenne Alessio Tucci. Una frase breve, solo 11 parole, ma dal peso insostenibile, dal fragore dirompente. Parole che hanno scatenato una reazione furibonda e trasversale: indignazione, insulti, minacce, richieste di licenziamento. Il ministero dell’Istruzione e del merito, ha avviato un procedimento disciplinare, mentre il profilo social del docente veniva oscurato. Travolto dalla bufera, Addeo ha cercato di spiegarsi. Prima con una lettera aperta di scuse a Giorgia Meloni, in cui chiedeva di incontrarla per "poterglielo dire guardandola negli occhi", poi con dichiarazioni rilasciate a media in cui ammetteva l’errore, giudicando il suo post originato da leggerezza e superficialità. Parole che, secondo l’Ansa, sarebbero state raccolte a Palazzo Chigi: la premier infatti, secondo quanto si apprende, aveva fatto arrivare al docente la sua disponibilità a un incontro, prima che uscisse la notizia del tentativo di suicidio.

"Non ho scritto personalmente il post — ha detto al Tgr Campania, cercando di mettere una ‘pezza’ — ma è stato generato dall’intelligenza artificiale. La mia mente non sarebbe riuscita a partorire un’infamia del genere. A ChatGpt ho chiesto: ‘Fammi un messaggio contro Meloni’, e ne è uscito questo. Io, con leggerezza e stupidità, l’ho pubblicato. Un grave errore avere detto cose così nei riguardi di una bambina.". Una scusa che non ha convinto, anzi ha alimentato la campagna di disprezzo e disistima nei suoi confronti e la promessa di punizioni esemplari da parte dei funzionari del Mim. Da giorni, Addeo viveva recluso in casa, bersagliato da messaggi di minacce e insulti. "Mi hanno lanciato i pomodori contro la porta di casa — ha raccontato — all’inizio ho pensato a una bravata. Ma poi, mentre portavo a spasso il cane, sono stato rincorso e insultato". Il suo profilo Facebook è stato disattivato. Addeo, per la verità, non era nuovo a bravate social. Già in passato, aveva pubblicato non solo post critici verso il governo, ma condiviso vignette contro altri esponenti politici, come Tajani e Salvini. Dalla stanza dell’ospedale ripete le sue scuse ma aggiunge: "Mi hanno dipinto come un mostro. Quel post è lontano dalla mia morale. Me ne assumo la responsabilità. Ero spaventato: mi minacciavano, non potevo neppure uscire di casa".